Alghero, rubava dal porcellino delle mance: nei guai ex dipendente infedele
Incastrato dalle telecamere interne. Prelievi anche dalla cassaforte: spariti 18mila euro. Qualche giorno fa al posto dei soldi ha trovato un biglietto con un insulto
Alghero Quando ha aperto la cassaforte per mettere a segno l’ennesimo prelievo notturno non autorizzato e ha trovato - al posto dei soldi - un biglietto con un insulto chiaro e diretto nei suoi confronti, ha capito di essere stato scoperto. Un sobbalzo, gli occhi sbarrati, le mani che tremano: la scena sembra uscita da una commedia grottesca, più che da un film d’azione. Poi il tentativo di fuga improvvisato, il cancello sbarrato, il lancio disperato delle chiavi e, infine, l’arrivo dei carabinieri.
Era l’alba, come sempre. L’uomo, un algherese di 55 anni ex dipendente della precedente gestione, conosceva quella routine alla perfezione. Ogni mattina la stessa liturgia: ingresso dal retro, felpa con cappuccio ben calata, passo sicuro lungo la cucina e la sala vuota, poi dritto verso la cassaforte. Una copia delle chiavi, fatta mesi prima, apriva ogni porta, come se fosse ancora a casa sua. Bastavano sei o sette minuti, e il ristorante di via Garibaldi diventava il suo bancomat personale. Dal mese di aprile, pochi giorni dopo la nuova apertura del locale, quel rito si era ripetuto quasi quotidianamente: 150/200 euro alla volta. Non troppo, per non insospettire. Un prelievo “ragionato” da cassa, cassaforte e persino dal porcellino delle mance. Movimenti metodici, quasi coreografici, ripetuti con precisione.
In quattro mesi, però, il conto era salito: circa 18mila euro, secondo i conti del ristoratore. Il titolare all’inizio non sapeva più a chi credere. Controllava i conti, cambiava l’importo del fondo cassa ogni sera, rientrava di notte per verificare. Ma ogni mattina, puntuale, i soldi sparivano. «Era diventato un incubo» ha raccontato al suo legale. Alla fine ha deciso – assistito dall’avvocato Danilo Mattana – di rivolgersi ai carabinieri della stazione di Alghero, che lo hanno affiancato nell’indagine e aiutato a ottenere l’autorizzazione a piazzare le telecamere. Persino l’Ispettorato del Lavoro era stato coinvolto, vista la delicatezza delle riprese. E così, giorno dopo giorno, la verità è venuta a galla. I video hanno mostrato tutto: l’ex dipendente che entra, attraversa le stanze con passo tranquillo, apre con calma la cassaforte, prende solo una parte del denaro, richiude, passa al registratore di cassa, fa lo stesso, e infine rovista nel porcellino carico di monete. Poi, con la stessa tranquillità con cui è entrato, percorre la strada al contrario ed esce dal retro. Sempre alla stessa ora: le 6.20 del mattino. La trappola è scattata qualche giorno fa. Stavolta, dentro la cassaforte, non ci sono soldi ma un biglietto scritto a mano con un insulto diretto, pesante ma meritato. L’uomo lo legge, resta immobile un istante, come pietrificato. Poi un sussulto, un passo indietro, lo sguardo nervoso verso la porta. Dalle telecamere si vede chiaramente il panico sul suo volto: la certezza di essere stato tradito dalla sua stessa abitudine.
La fuga dura pochi secondi. Quando prova a uscire, trova il cancello già chiuso: dall’altra parte, ad aspettarlo, c’è il titolare. L’uomo allora tenta l’ultima carta disperata: afferra le chiavi e le scaglia oltre la recinzione, con la speranza di far sparire almeno una parte delle prove. La parabola perfetta termina nel giardino della villa confinante. Ma lì c’è il vicino, che assiste incredulo alla scena: raccoglie le chiavi e, quasi divertito, le restituisce al legittimo proprietario.
A quel punto entrano in scena i carabinieri, appostati a pochi passi. Il 55enne viene fermato, identificato e denunciato a piede libero. Messo alle strette l’uomo – difeso dall’avvocato Andrea Delias – ammette le sottrazioni e prova a giustificarsi. Il titolare, nonostante tutto, gli tende la mano: «Se mi restituisci almeno una parte di quello che hai preso ti perdono e non ti denuncio». Ma la trattativa non va a buon fine. E ora, della vicenda della cassaforte e del porcellino delle mance, si occuperanno i giudici del tribunale di Sassari.