La Nuova Sardegna

Il progetto

La scommessa di Ollolai contro lo spopolamento: «Puntiamo sugli inquilini digitali»

di Francesco Zizi

	Da destra  Maria Lura Ghisu della coopeativa di comunità, il sindaco di OIlolai Francesco Columbu e una famiglia americana arrivata questi giorni in paese
Da destra  Maria Lura Ghisu della coopeativa di comunità, il sindaco di OIlolai Francesco Columbu e una famiglia americana arrivata questi giorni in paese

Ci sono 40 mila domande per lavorare in smart working dal centro della Barbagia

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Sassari A Ollolai, il piccolo comune nel cuore della Barbagia, la lotta allo spopolamento non è solo un’urgenza demografica, ma una vera e propria sfida culturale. Da oltre dieci anni il paese barbaricino è al centro di due iniziative che hanno attirato l’attenzione dei media internazionali. La prima, iniziata dieci anni fa, è quella delle case in vendita a 1 euro, un’idea nata per salvare il patrimonio edilizio abbandonato e ripopolare il centro. Cinque anni fa invece, a questo progetto si è affiancata un’iniziativa ancora più ambiziosa: ospitare nomadi digitali provenienti da tutto il mondo, offrendo loro un mese di soggiorno a un euro, in cambio di condivisione di competenze e scambio culturale.

«È stato un successo clamoroso e inaspettato, una bella cosa – racconta il sindaco Francesco Columbu – abbiamo ricevuto 100 mila richieste da persone interessate ad abitare qui e circa 40 mila disponibili a lavorare in smart working da Ollolai».

L’iniziativa, battezzata “Work from Ollolai”, offre la possibilità di vivere per un mese nel paese pagando simbolicamente 1 euro di affitto, con la sola richiesta di restituire alla comunità qualcosa in termini di conoscenza, esperienze e attività sociali. Il progetto è partito in sordina, ma è letteralmente esploso a livello mediatico, anche grazie alla eco mediatica della proposta “anti-Trump” di qualche mese fa, dove si invitavano gli scontenti delle ultime elezioni americane a trasferirsi a Ollolai.

«Durante l’elezione di Trump avevamo già il sito pronto – ricorda il sindaco Columbu – e abbiamo lanciato questa idea, è vero che siamo stati furbi, abbiamo saputo cogliere l’occasione».

«In questi giorni a Ollolai abbiamo accolto l’ennesima famiglia americana, in questo caso proveniente dalla Silicon Valley, siamo orgogliosi». Il meccanismo è semplice ma ben strutturato: l’ospite paga solo 1 euro di affitto, il Comune copre il resto. Gli ospiti poi sono responsabili delle altre spese come cibo, utenze, deposito cauzionale e viaggi. Ma cosa offrono in cambio questi “inquilini digitali”? Il contributo può essere sotto forma di presentazioni pubbliche, incontri o lezioni L’iniziativa si collega idealmente e logisticamente al progetto delle “case a 1 euro”, avviato dieci anni fa. «Ospitiamo sempre 4 o 5 persone, ora a settembre e ottobre saranno una decina». I risultati sono tangibili: una ventina di case vendute, cittadini entusiasti e comunità più aperta e dinamica. «I cittadini sono contenti e ormai abituati – afferma il sindaco –. Sono dieci anni che accogliamo ospiti stranieri. Ci divertiamo molto con gli olandesi, si sono integrati e ormai ci conosciamo tutti». Oltre agli americani, sono arrivati a Ollolai francesi, olandesi e altri europei. Alcuni si fermano per un mese, altri tornano, qualcuno ha deciso di investire e acquistare casa.

«Con i contributi pubblici si potrebbe pensare di estendere il modello a livello regionale – suggerisce Columbu –. Abbiamo la fibra ottica, abbiamo le antenne telefoniche. Siamo pronti per accogliere chiunque voglia vivere e lavorare in un paese autentico».

In un contesto in cui molti paesi sardi combattono contro l’abbandono, Ollolai prova a rovesciare la narrazione, dimostrando che piccoli comuni e grandi idee possono convivere.

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