La Nuova Sardegna

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«A spingere il nostro asso c’è tutta la Sardegna»

di Luciano Onnis
«A spingere il nostro asso c’è tutta la Sardegna»

Da Villacidro altri amici sono partiti per le Alpi per sostenere lo scalatore da vicino sulle grandi salite

27 maggio 2014
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VILLACIDRO. Dopo la festa di domenica, la partenza da Villacidro per andare a sostenere in diretta l’amico Fabio nelle ultime tappe del Giro d’Italia, con la speranza di rivivere dal vivo momenti esaltanti come quelli di domenica quando il ventitreenne campione villacidrese ha regalato ai suoi fans e a tutta la Sardegna un’impresa storica.

Un gruppetto di militanti del “Fabio Aru fans club” (280 iscritti) raggiungerà oggi gli altri supporter che già dal momento in cui il Giro dopo l’avvio irlandese aveva messo le ruote nel territorio nazionale seguivano il loro beniamino tappa dopo tappa, facendogli sentire tutto il calore prima, durante e dopo la gara. C’è chi ieri (con in testa il giovane assessore comunale Antonio Meloni, anima e cuore con Fabio) è partito in camper per incitare da vicinol’amico campione e spingerlo verso un’altra esaltante impresa. Nessuno lo dice per scaramanzia, ma nel cuore c’è una sorta di presentimento che Fabio regalerà altre gioie e momenti indimenticabili prima della fine del Giro. E perché no, vederlo indossare la maglia rosa e portarla fino alla conclusione. Forse è pretendere troppo, ma “mai dire mai”, sognare non costa niente. “Noi sappiamo benissimo quanto è forte Fabio – dice Marcello Curridori, uno dei più accaniti sostenitori di Fabio – e conosciamo benissimo la sua determinazione. La sua forza è pari alla sua umiltà, due caratteristiche che abbinate fanno di Fabio un campione a cui non possono essere posti limiti quando è in sella”.

Marcello Curridori, Antonio Meloni e Angelo Saiu (il veterano del club, 56 anni) sono sempre stati vicini a Fabio fin da quando da ragazzino ha cominciato a mettere in mostra qualità non comuni. Prima con la mbk, quindi con il cross, infine a 15 anni con il passaggio al ciclismo su strada. Con lui hanno macinato in bicicletta migliaia e migliaia di chilometri nelle strade del Linas, con immense difficoltà a stargli dietro fin da quando era ancora agli inizi. “Siamo orgogliosi del nostro campione – ripete Antonio Piras – ho pianto davanti alla televisione. Quando è andato in fuga solitaria fuga a tre chilometri dal traguardo, lo abbiamo spinto con tutta la nostra forza. Ma a spingere non c’eravamo solo noi, dietro aveva tutta la Sardegna”.

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