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la sassarese gioia masia 

«Basta con il calcio giocato Ora mi dedico al sindacato»

«Basta con il calcio giocato Ora mi dedico al sindacato»

SASSARI. Gioia Masia, calciatrice simbolo della Torres dei tempi d’oro lascia il calcio. Definitivamente. Tre anni fa aveva appeso le scarpette al chiodo, poi il Formello, la squadra della società...

24 giugno 2021
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SASSARI. Gioia Masia, calciatrice simbolo della Torres dei tempi d’oro lascia il calcio. Definitivamente. Tre anni fa aveva appeso le scarpette al chiodo, poi il Formello, la squadra della società che ha creato da zero insieme al suo compagno, aveva bisogno di lei ed è tornata in campo. «Abbiamo appena conquistato la salvezza in serie C, ora le ragazze possono camminare con le loro gambe e io finalmente posso riposarmi».

Ma per Gioia il calcio resta sempre il suo mondo: gestisce il centro sportivo comunale di Formello, in provincia di Roma, e fa parte dell’associazione calciatori.

Sassarese doc, classe ’77, tre scudetti con la Torres, due Coppe Italia, due Coppa Uefa, 60 presenze in nazionale, Gioia ha dedicato tutta la sua vita al calcio. «Il primo calcio al pallone l’ho dato a 9 anni. Non mi è mai interessato giocare con le bambole, per me il pallone era, ed è, vita. Giocavo con i maschietti nel quartiere di Latte Dolce dove sono cresciuta. Molti credevano fossi un maschio da quanto ero brava». Poi l’esordio nella Torres e i tre scudetti. «Quando abbiamo vinto il primo titolo, 27 anni fa, ero la più piccola della squadra, 16 anni». Poi un anno dopo la chiamata nella nazionale azzurra. A 23 anni lascia la Sardegna e, dopo un passaggio alla Lazio, va a giocare nella Roma, che porta per mano in serie A. «Sono diventata la capitana delle giallorosse e mi hanno anche dedicato un calendario sexi», dice orgogliosa.

Ora Gioia si dedica a scovare i nuovi talenti e al sindacato. «L’associazione dei calciatori ha sempre sostenuto il calcio femminile e la dimostrazione è la crescita del movimento negli ultimi anni – spiega–. Certo, ancora le donne non hanno lo stesso trattamento degli uomini ma l’associazione già vent’anni fa ha previsto un fondo per la maternità e ha garantito le tutele anche per le donne». Intanto ci si sta avvicinando al professionismo promesso dalla Figc per il 2022. «Era ora, finora le calciatrici si allenavano la sera nei ritagli di tempo, dopo il lavoro o lo studio, Ora potranno dedicarsi esclusivamente al calcio senza essere costrette al doppio lavoro per mantenersi». Perché le bambine dovrebbero giocare a calcio ? «È il gioco più bello del mondo». (g.z.)

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