Cagliari. I conti li sa fare bene. In campo e fuori. Il ragionier Matteo Prati, nato a Ravenna, 22 anni da compiere a dicembre, sa che quella appena cominciata può essere la stagione della svolta. Il centrocampista del Cagliari, abile sia in fase di interdizione che nel palleggio, è un calciatore dinamico, agile, forte fisicamente, non ha paura di andare a contrasto con l’avversario. Un ragazzo che attacca bene la profondità quando si muove alle spalle degli avversari ed è abile nell’occupare l’area di rigore. È inoltre bravo nell’attacco alle seconde palle e nel favorire la costruzione dal basso. Il presidente Tommaso Giulini ha scommesso su di lui, ha speso anche una cifra importante ed ha spesso avuto parole al miele per questo ragazzo. Il patron quando lo scorso anno giocava poco, non lo ha mai detto apertamente ma non gradiva questa scelta. Sa che Matteo può diventare un pezzo pregiato del mercato, una tessera importantissima del puzzle rossoblù. Anche in chiave futura. In questa intervista a tutto campo, Prati parla a ruota libera di presente e futuro.
Il Cagliari deve pensare soltanto alla salvezza?
«È la cosa principale. Il primo obiettivo è quello. Siamo una squadra forte ma umiltà resta la nostra parola d'ordine. Quindi arriviamo alla quota salvezza prima possibile, poi si vedrà strada facendo ma senza porci nessun traguardo e nemmeno limiti».
Mister Fabio Pisacane cosa ha portato di nuovo?
«Intanto sta dimostrando di essere molto preparato. Ha tante idee di gioco. Di lui mi ha incuriosito che si sofferma sui dettagli, cerca la perfezione su ogni cosa. Questo ci aiuta perché quando siamo in campo sappiamo cosa fare».
Lei ha fatto tutta la trafila delle nazionali, l'obiettivo è entrare nel mirino del commissario tecnico Rino Gattuso?
«Nello sport se non hai ambizioni meglio lasciar perdere. Penso che la maglia azzurra sia il sogno di ogni ragazzo che pratica qualsiasi disciplina. Io so che questo può essere possibile ma dipende dal mio rendimento col Cagliari. Devo fare bene nel club per avere una chance».
Che cosa le ha insegnato il suo ex tecnico Claudio Ranieri?
«Mi ha aiutato tantissimo a livello mentale, posso dire che con lui sono maturato. Sono arrivato a Cagliari ed ero in ritardo di condizione, lui ha aspettato il momento giusto per farmi giocare. Arrivavo dalla serie B e la differenza con la serie A è enorme. Ricordo che la sera prima della partita contro l’Udinese mi disse così: domani giochi titolare. Poi guardandomi negli occhi ha aggiunto: fa le cose che sono nelle tue corde e andrà tutto benissimo non preoccuparti di niente. Una pacca sulle spalle e via».
Mentre con Davide Nicola giocava pochissimo?
«Complice anche l'infortunio, poi ho recuperato e il mister ha fatto le sue scelte. Io ho sempre dato il massimo in allenamento, volevo aiutare la squadra».
Pisacane le ha dato subito fiducia, uno stimolo in più?
«Sapere che il mister crede in te ti fa andare in campo al top. Mi spiego: vuol dire provare anche la giocata che magari non fai solitamente. Ci provi perché hai la testa libera, sei tranquillo e quindi non hai paura di sbagliare».
Vuole dirci chi era Il suo idolo sportivo da bambino?
«Ero affascinato da Lionel Messi, avevo il suo poster in camera. Per me resta il calciatore di riferimento. Un campione dentro e fuori dal campo. Vedere quello che fa col pallone è spettacolo puro. Talenti come l’argentino ti fanno innamorare di questo sport».
Qual è lo sport che segue di più oltre al calcio?
«La mia ragazza Elena è una giocatrice di pallavolo. Mi sono appassionato anche per la vittoria dei due Mondiali da parte delle nazionali maschile e femminile. Lei gioca a Faenza in serie B2 e sta a Ravenna, quando ha la possibilità viene qui a Cagliari e la stessa cosa faccio io. Anche se ammetto che viene qui più spesso lei. Ho visto diverse sue partite e naturalmente ho tifato per la sua squadra».
Altri hobby?
«Mi piace stare con gli amici e la famiglia. Quando sono libero ne approfitto per passare del tempo insieme a loro, mi rilassa».
Di Cagliari le piace?
«Girarla a piedi. Quando posso faccio una camminata sul bellissimo lungomare di questa città. Mi libera dallo stress e mi trasmette serenità. Qui il clima e l'ambiente sono ideali».
Un cibo sardo che apprezza?
«Quando arrivo a tavola chiedo il pane carasau e qualche volta me lo concedo. Mi piace andare a mangiare i malloreddus».
È riuscito ad imparare qualche parola in sardo?
«Ho fatto amicizia con tanti ragazzi di Cagliari, le prime parole che mi vengono in mente oltre alle parolacce ( ride ) sono s’amigu e "nenno" uno slang tutto cagliaritano. E poi sibieusu ( ci vediamo)».
Torniamo al calcio, c'è più equilibrio tra le squadre che dovranno lottare per mantenere la categoria?
«Per me questo è il terzo anno in serie A e ho notato che la qualità si sta alzando. Chi si deve salvare riesce a dare filo da torcere alle big. Ogni partita, anche se ci sono delle eccezioni, vive sul filo dell'equilibrio. Il calcio ora è molto fisico, anche chi sta in alto va in difficoltà se la si mette sul piano della battaglia. D’altronde se sei più debole e provi a metterla sulla tecnica difficilmente la fai franca».
I vostri tifosi vi seguono ovunque numerosi e la Domus é sempre al completo. Possiamo dire che è un valore aggiunto?
«Lo é senza dubbio. La presenza dei nostri tifosi é fondamentale perché ci aiutano, ci sostengono e i nostri avversari un po' ne risentono perché si fanno sentire. Una parte del merito dei risultati che otteniamo é anche loro. Noi in campo diamo sempre il massimo, il loro sostegno é una spinta ad andare oltre i nostri limiti»
Lei è giovane ma parliamo di futuro, un obiettivo personale?
«Costruire una famiglia. Rendere fieri i miei genitori perché se sono arrivato a giocare in serie A il merito è anche loro. Mi hanno sempre supportato nelle difficoltà e tutt'ora lo fanno. Da loro ho imparato una cosa importante, nulla si ottiene senza fare sacrifici ed è un concetto che nella mia testa è chiarissimo. Vivere solo, lontano da casa, non è facile ma devi adattarti ed io ho dovuto farlo da subito. Mi ritengo fortunato perché qui mi trovo benissimo e mi sono inserito senza problemi, aiutati anche dai compagni di squadra da diverso tempo in Sardegna. I miei vengono a Cagliari quando possono e mi fanno un sacco di domande. Ma questo dai genitori te lo devi aspettare».
La sua reazione qual è?
«Gli racconto come vanno le cose ma loro sanno già tutto, gli basta guardare la mia espressione per capire qual è il mio umore».
Ora non le resta che aspettare la telefonata di Rino Gattuso?
«Devo dare tutto e fare bene col Cagliari, poi quella sorpresa potrebbe anche arrivare».