La Nuova Sardegna

Con la cinepresa alla ricerca della longevità

di Fabio Canessa
Con la cinepresa alla ricerca della longevità

Il viaggio intorno al mondo del regista Victor Cruz Costa Rica e Ogliastra passando per il Giappone

24 marzo 2018
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Nicoya, Costa Rica. Okinawa, Giappone. Ogliastra, Sardegna. Un viaggio alla scoperta dei segreti dell’elisir di lunga vita, nei luoghi a più alta concentrazione di centenari. Le blue zones, isole di longevità che il regista argentino Victor Cruz ha attraversato per la realizzazione di un documentario ormai quasi pronto dopo una lunga fase di preparazione. All’ultimo Trieste Film Festival, era fine gennaio, il progetto è stato proposto nello spazio mercato When East meets West e ha vinto il premio Hbo Europe Award destinato al miglior documentario in fase di post produzione. Nella stessa occasione ha anche cambiato nome: presentato inizialmente con il titolo “100 Trips Around the Sun” è stato ribattezzato “Kent’Annos” in omaggio all’isola. Una co-produzione italo-argentina (Kino produzioni, Motoneta Cine, 16M.Films e Fito Pochat), il film è beneficiario dei fondi della Regione e di quelli della Sardegna Film Commission, Filming Cagliari e Sardegna Ospitalità 2016. Anno, precisamente nel periodo autunnale, in cui Victor Cruz è arrivato nell’isola per le riprese riguardanti la Sardegna destinate a comporre una parte importante del progetto. Un ritratto di persone provenienti da regioni molto distanti tra loro che hanno raggiunto o sono in procinto di raggiungere cent’anni e condividono una passione entusiasmante per la vita.

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La magia dell’Ogliastra. Victor Cruz è una persona che ispira un’immediata simpatia e fiducia. Doti naturali che risultano sicuramente utili quando fai come mestiere il documentarista. Della Sardegna il regista conserva un bellissimo ricordo. «È stata un’esperienza meravigliosa, prima di tutto per il contatto con la gente. Le persone sono state fantastiche con me, si sono messe a disposizione del progetto. Sono stato più volte in Sardegna e già dalla prima volta mi sono sentito come a casa. Tutti mi hanno aperto la loro abitazione, raccontato la loro vita. Mi hanno accolto benissimo, sempre con una stupenda predisposizione a parlare, a condividere. Una cosa bellissima. La vostra isola mi ha colpito davvero per tanti aspetti, in particolare per l’importanza della famiglia nella comunità e il rispetto per gli anziani».

Lontani ma uguali. Costa Rica, Sardegna, Giappone. Questo è stato nell’ordine il percorso seguito da Victor Cruz per la realizzazione del suo film, unico ma diviso in tre capitoli. «Sono partito dalla Costa Rica – spiega il regista – perché più vicina a me. Anche per la lingua, lo spagnolo. Poi la Sardegna, che geograficamente è distante ma non è lontana dal punto di vista culturale. Infine Okinawa che è invece totalmente diversa e per questo l’ho lasciata per ultima. Avevo bisogno di prepararmi di più, capire bene cosa fare in Giappone». Viaggi con i quali ha scoperto diverse cose in comune tra queste tre diverse zone del mondo: «Il lavoro nei campi, con il bestiame, il camminare tanto per tutta la vita. Il rito quasi religioso di alzarsi ogni mattina presto a lavorare, la voglia di stare con gli altri, la famiglia. Questo ho trovato simile nei piccoli paesi di due o tremila abitanti dei luoghi dove sono stato».

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Vicini e diversi. Aspetti che avvicinano tre isole lontane, ognuna poi con caratteristiche diverse. «In Sardegna – evidenzia Victor Cruz – ho trovato un senso più profondo di appartenenza al luogo, di orgoglio di essere di essere di questa terra. Anche nei giovani che si impegnano a mantenere la tradizione, per esempio il canto a tenore». Un aspetto che il regista ha sentito più forte in Sardegna rispetto agli altri luoghi che ha visitato per questo progetto. «In Giappone – aggiunge il regista argentino – la cosa più particolare e il rispetto per lo spazio personale, ma anche l’ospitalità che forse è maggiore di quella dei sardi già straordinaria. In Costa Rica sono rimasto invece sbalordito dalla libertà sessuale degli anziani, molto attivi romanticamente per tutta la vita».

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Un lungo progetto. Un documentario che dimostra l’esponenziale interesse per il tema dei centenari che riguarda da vicino la Sardegna. «Era il periodo dell’Expo dove abbiamo presentato in maniera sistematica l’argomento dei centenari nell’isola – racconta Nevina Satta, direttrice della Sardegna Film Commission – quando ci ha contattato il produttore Giovanni Pompili di Kino Produzioni, mentre Victor Cruz stava lavorando in Costa Rica. Lo abbiamo quindi fatto venire per conoscere l’isola». Un esempio di come si lavora nel cinema, dove ormai i tempi sono dilatati per preparare il pacchetto produttivo: «Questo progetto – spiega ancora Nevina Satta - era stato prima presentato al fondo Incaa indirizzato allo sviluppo del rapporto tra America Latina e Italia. Un primo finanziamento, poi noi qua lo lo abbiamo ospitato e seguito. Perché non si tratta solo di pagare il biglietto e l’albergo, ma di aiutare attivamente per diversi aspetti.

È molto affascinante per noi questa combinazione di assistenza logistica e produzione creativa. Lo fai perché sai che stai spingendo affinché un pezzo della tua isola possa arrivare nella maniera più onesta e sincera a persone che hanno interesse a raccontarla nel miglior modo possibile».
 

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