La Nuova Sardegna

Il casting ad Alghero 

Giocarsi tutto in pochi minuti per entrare in un film

Giocarsi tutto in pochi minuti per entrare in un film

Ora un piccolo sforzo empatico. Provate a mettervi nei panni di questi due poveretti sotto esame che in un amen si devono tuffare dentro le vite altrui. Scivolare nel corpo di un paralitico, colpito...

02 novembre 2019
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Ora un piccolo sforzo empatico. Provate a mettervi nei panni di questi due poveretti sotto esame che in un amen si devono tuffare dentro le vite altrui. Scivolare nel corpo di un paralitico, colpito da iattura, per giunta in procinto di schiattare. E nella disperazione di una moglie che si sente impotente. Dai, su, improvvisazione, la scena è tutta vostra, ciak, azione. Una persona normale si avvicina a Paola Sini, le stringe la mano, la ringrazia, la saluta, è stato bello, arrivederci. «Già è poggu!», scherza Giuseppe Boy. E poi respira e si carica. E lo stesso fa Lia Careddu. Restano in silenzio per qualche minuto, trovano concentrazione, si trasformano dentro. Quindi un cenno di intesa con gli occhi, e si comincia. Sembra che quella storia l’abbiano provata cento volte, che siano esistiti da sempre sotto la pelle dei personaggi. Lei scopre la mazzina, è disperata, e con le mani spolvera con tale veemenza il corpo del marito, per scacciare il male, quasi da scorticarlo. E lui, che vibra di paura, con gli occhi sgranati, e un gemito che sa di morte. È una sequenza partorita in un istante, che dà i brividi. Distillati in una manciata di gesti e di minuti, c’è una gamma di emozioni densissima. Paola Sini piange, anche il suo staff è provato, e occorre qualche secondo per riprendersi dall’overdose emotiva. L’interpretazione ha funzionato. Forse un altro pezzetto del film ha trovato le tessere giuste.

In quatto giorni di casting sono stati visionati 130 aspiranti attori e comparse. Non tutti i provini sono stati da oscar, e non c’è cosa più imbarazzante di un attore negato che non sa di esserlo, perché la percezione della propria professionalità non sempre è di serie. «A volte è stata dura trattenere le risate». Insomma, nei provini anche sull’altro versante bisogna saper fingere. «Io sono stata dall’altra parte della barricata – racconta Paola Sini – ho fatto tanta gavetta e so quanto può essere frustrante un provino. È come quando studi per mesi all’esame di università, e poi il prof ti liquida in 5 minuti con due domande. Ho capito che chiunque meriti almeno 20 minuti di attenzione e umanità: perché ha fatto un viaggio di chilometri, perché ha fatto la fila, perché ha tante aspettative e vorrebbe dare il meglio di sé. E poi i casting sono un dare e avere, perché sono spunti di arricchimento per le scene e i personaggi. Ogni improvvisazione aggiunge colore e nuove sfumature, anche per una possibile riscrittura».

Anche il cast degli attori principali è quasi pronto: in questa storia adagiata sui luoghi incantati della Sardegna a cavallo della Seconda Guerra mondiale, Paola Sini sarà anche una delle protagoniste. Assieme a lei Valentina Ludovini, Lina Sastri, Syama Rayner e poi Marco Palvetti (il boss Salvatore Conte di Gomorra) e anche Jan Bijvoet. Ma a breve ci sarà l’ufficializzazione di qualche altro nome importante. Le riprese invece cominceranno il 4 maggio, e le prime location saranno Mandas, Isili, Seulo e Sadali. Poi la troupe le telecamere si sposteranno a Foresta Burgos e Badde Salighes e poi Alghero, Sassari e Porto Torres.

Luigi Soriga

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