La Nuova Sardegna

Muralismo e architettura contro le opere “da salotto”

di Luca Urgu
Muralismo e architettura contro le opere “da salotto”

L’esposizione dedicata all’artista sassarese si sdoppia e approda a Nuoro Nelle sale della Ilisso il percorso creativo diviso in tre decenni del Novecento

12 dicembre 2021
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L’asse Milano Nuoro è forma e sostanza sulle orme di Mario Sironi. E da sabato lo Spazio Ilisso dedica una mostra a questo autentico gigante della storia dell’arte. Nel sessantesimo anniversario della morte del grande pittore “Sironi. L’eternità del mito” si unisce idealmente all’esposizione in corso al Museo del Novecento a Milano. Proposte diverse e complementari che riallacciano il tracciato esistenziale dell’artista tra l’isola in cui è nato nel 1885 (a Sassari) e Milano, sua città d’elezione, nella quale è morto nel 1961.

La mostra, allestita in collaborazione con l’Archivio Mario Sironi di Roma e la Fondazione di Sardegna con il progetto ARS, propone un Sironi nella sua fase matura, nella forma definitiva in cui oggi è conosciuto: l’artista della sintesi. Oltre sessanta opere tra oli, tempere e disegni, documentano trent’anni di ricerca artistica di Mario Sironi dal 1928 al 1958.

Il percorso (che si articola al piano superiore di Spazio Ilisso destinato agli allestimenti temporanei) inizia da alcune significative testimonianze delle opere monumentali degli anni Trenta, destinate alla fruizione pubblica. Sono lavori che testimoniano la sua predilezione per la pittura murale che sentiva come potente veicolo per la “funzione educatrice” delle masse, paragonabile all’arte pubblica classica, romana e cristiana, o del Rinascimento. In questi anni Sironi sostiene l’abbandono del cavalletto e alla fine del 1933, assieme a Carrà, Funi e Campigli, firma il «Manifesto della pittura murale», arte sociale «per eccellenza».

Sironi avversava l’opera da salotto, decorativa e mercificabile. Secondo Sironi l’arte doveva essere rigorosa e responsabile. In linea con l’ideologia fascista alla quale il pittore aderì, l’arte doveva essere «grande» nei contenuti morali. Concetto complesso, difficile da salvaguardare, e pagato a caro prezzo da Sironi, che più forte di tutti lo sostenne.

A seguire, l’iter espositivo della rassegna curata da Ilisso propone le opere degli anni Quaranta, condizionate dalla tragica parentesi bellica e dalla difficile ricostruzione del dopoguerra. Una ricostruzione che di fatto avvenne anche per il Sironi privato, schiacciato dal crollo degli ideali e della realtà del ventennio precedente, in cui aveva creduto.

Il percorso pittorico in mostra si chiude con gli anni Cinquanta, con quei lavori che Sironi stesso definiva «frammenti»: qui all’architettura, soggetto costante, l’artista affida, nella sua personale traduzione pittorica, i valori laici e razionali dell’essere umano: costruzioni alternate spesso ai maestosi paesaggi con montagne. La mostra offre anche un’ampia sezione dedicata all’illustrazione editoriale, utile a completare la conoscenza dell’opera di Sironi. Coltivata fin dagli esordi, l’illustrazione è stata per Sironi ricerca di un segno sintetico, di una resa più diretta.

Il catalogo dell’esposizione nuorese è corredato da un testo critico di Claudio Strinati, storico dell’arte, divulgatore e curatore di mostre.



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