La Nuova Sardegna

Nuoro

Mura, la mezzala dai capelli rossi

di Francesco Pirisi
Mura, la mezzala dai capelli rossi

A 63 anni il campione di Monserrato ricorda le tante stagioni con la Nuorese e la promozione in C2 

12 marzo 2022
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NUORO. Non segue più granché il calcio, ma se si parla di Nuorese gli si allarga il cuore, gli si apre la bocca, lui timido e orso per natura. Il personaggio è Salvatore Mura, 63 anni, di Monserrato, capelli rossi e fisico longilineo. Ruolo mezzala, con propensioni offensive, piedi forgiati per il football e falcata elegante, condotta a testa alta, così da vedere e pensare l’azione. Alla Nuorese ha giocato in tre tornate differenti, a partire dalla metà degli anni ’70, prima di approdare tra i cadetti, a Varese, e quindi al Cagliari, in A: «Arrivai a Nuoro a 17 anni – racconta – ceduto in comproprietà dal Monserrato». L’impatto con la città: «La prima reazione alla cessione fu di timore perché la Barbagia, con tutte quelle cronache sul banditismo, non mi convinceva». La squadra è in D. L’allenatore è Cappellaro, già spalla di Gigi Riva nel Cagliari ante-scudetto. Tra i compagni Chicco Piras, Napoli, Mingioni, Solinas: «L’esordio in un Nuorese-Almas, al “Quadrivio” e poi altre gare da titolare. Il mister mi teneva in considerazione anche se io non rispondevo al modello di giocatore disciplinato, soprattutto fuori dal campo».

La conferma nel fatto che a Nuoro il “rosso” di Monserrato ha tanti estimatori e altrettanti critici, convinti che il suo carattere insofferente non gli abbia permesso di stare ai massimi livelli: «L’ho sempre conosciuto questo giudizio – dice con franchezza – ma le persone spesso optano per le conclusioni più facili, senza fermarsi ad analizzare. La ragione è che a me di diventare famoso, o di guadagnare tanti soldi, non è mai importato». Per conferma, una confessione oltre 30 anni dopo l’ultima stagione in verdazzurro, nel primo campionato di serie C2: «Alla Nuorese avrei giocato a vita – afferma – nonostante nella mia carriera ho conosciuto la serie A e le altre categorie professionistiche. Ma a Nuoro ho incontrato persone di valore e la Nuorese è il club dove sono diventato un calciatore».

Se si pensa che qualche mese prima di sbarcare al comunale del “Quadrivio”, era ad Appiano Gentile, in prova all’Inter, l’atto d’amore per la città e i nuoresi è ancora più nobile: «Per 20 giorni – ricorda – mi sono allenato con Mazzola, Facchetti, Burgnich. C’era l’intenzione di acquistarmi, ma il prezzo chiesto dal Monserrato mandò all’aria l’affare». C’è, invece, la Nuorese e l’anno successivo il Varese, che fa la B, sotto la guida del duo Maroso-Sogliano. Quest’ultimo, ex centrocampista del Milan: «Lui, mi chiamava Rivera. Faccio alcune gare, ma più di frequente mi sono defilato prima di giocare, quasi intimorito dal dovermi confrontare a quei livelli». Il “buen retiro” è sempre Nuoro, dove torna col primo aereo. L’ambiente gli è entrato nel cuore e gli perdona anche qualche bizza. Ancora altri ricordi in verdazzurro e l’aneddoto di un calcio che non c’è più: «Rientrai nell’anno in cui dovevo assolvere al servizio militare. La soluzione per giocare era quella di un falso nome, Ruiu, almeno per le cronache – racconta – perché invece che al campo, sarei dovuto essere in ospedale, in congedo per malattia». Gioca anche a Cagliari, dove assapora la serie A. Tra i ricordi il rapporto con Gigi Riva, diventato dirigente: «Ci sentiamo tuttora, per quanto sia sorprendente l’incontro tra due caratteri entrambi chiusi. Gigi ha sempre conquistato tutti. Quando si andava in trasferta tutte le attenzioni dei media erano per lui». La nostalgia di Mura non è di chi ha perso il treno più volte, ma piuttosto quella di non riuscire a vedere più il calcio dei suoi tempi: «Un gioco più spettacolare e un ambiente dove il rapporto umano era importante». L’unica eccezione la fa per rivolgere un pensiero alla Nuorese : «La città merita una squadra tra i professionisti, anche se capisco che i tempi non siano facili».

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