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Olbia

Olbia, in marcia un esercito di 500 badanti

di Serena Lullia
Olbia, in marcia un esercito di 500 badanti

Aumentano gli assistenti domiciliari registrati nel distretto sanitario. Ci sono più italiani (58.5%) che romeni (35%) 

25 febbraio 2018
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OLBIA. La badante romena finisce nella lunga lista di stereotipi da cestino. Insieme all’idraulico polacco, al cameriere filippino. In Gallura gli assistenti domiciliari indossano il camice tricolore. Nel registro del distretto socio sanitario di Olbia-Tempio sono iscritti in 496. Il 58,5% è italiano, solo il 35% è romeno. Il restante 5% mette insieme filippini, cubani, brasiliani. Di certo l’assistente domiciliare resta un lavoro femminile. Delle 500 figure professionali regolarmente registrate solo 25 sono uomini.

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Ufficio colf e badanti. La Cisl qualche anno fa ha aperto un ufficio colf e badanti. Uno sportello che cura gli interessi del datore di lavoro e del lavoratore. Un modo per far emergere il sommerso e garantire diritti. «In passato abbiamo riscontrato casi di anziani finiti nelle mani di badanti senza scrupoli, ma anche di lavoratori costretti a sottostare ai ricatti dei principali – spiega Mirko Idili, segretario della Cisl –. Facciamo le buste paga certificate, tuteliamo sia il lavoratore che la famiglia, calcoliamo i contributi, certifichiamo diritti e doveri di entrambi».

Rosa, giovane e tricolore. I numeri ribaltano il luogo comune della badante romena. «Su 496 iscritti il 58%,5 sono italiane – aggiunge Idili –. L’idea della badante romena nel nostro territorio è una percezione distorta. Inizialmente era così anche in Gallura, ma quel cliché oggi è superato. L’assistente domiciliare è una figura altamente professionale sulla quale stanno investendo moltissimi concittadini, in particolare chi ha un diploma di Oss». Fare la badante resta invece un lavoro femminile al 95%. L’età media è tra i 30 e i 45 anni. Altissima la disponibilità a lavorare durante il giorno, molto meno quella notturna. Su 496 assistenti solo 273 lavorano di notte. Bianca Gallura. Anche la Gallura ha i capelli bianchi. Se è vero che è più giovane rispetto al resto della Sardegna ha comunque un indice di invecchiamento di 153. Ogni 100 ragazzi 153 hanno i capelli d’argento. L’isola segna 195,5; la provincia di Sassari 190. Nel 2007 l’indice di vecchiaia era di 124. Dieci anni dopo abbiamo un bassissimo tasso di natalità e un progressivo allungamento della vita. È evidente che c’è un tema su cui dobbiamo cominciare a riflettere e concentrarci. La cura dei nostri anziani».

Lavoro del futuro. E i nonnini galluresi, dopo aver contribuito da giovani a costruire l’economia del territorio, potrebbero essere ancora una volta dei pilastri della crescita. «La cura dei nostri anziani è destinata a offrire importanti opportunità di lavoro – prosegue Idili –. Non stupisca che ancora il 34% di questa professione sia svolta da cittadine romene – In Gallura la percentuale di popolazione over 65 è del 20%. Dieci anni fa era del 16%. Diventa fondamentale puntare sulla professionalità di chi dovrà occuparsi dei nostri anziani. Lo stiamo già facendo, ma dobbiamo farlo in maniera molto più convinta, avviando un processo di professionalizzazione di alto livello. Il fatto che l’età media dei 500 assistenti registrati sia così bassa significa che si è fatto un investimento in formazione da giovani. Una strada da continuare a percorrere».

Da compagnia ad assistenza. Molte badanti hanno il diploma di Oss, una qualifica sempre più richiesta. Perché assistere un anziano non significa solo avere cura della persona, ma somministrare farmaci, fare punture, misurare la glicemia. «Ciò che non fa il paio con le competenze richieste al momento è la retribuzione», mette in evidenza Idili. Si va da 760 euro mensili per 25 ore alla settimana a 1100 euro per 54 ore. Contratti regolarmente registrati con busta paga certificata. E contributi a carico del lavoratore.

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