La Nuova Sardegna

Olbia

Didattica a distanza, le riserve degli studenti

di Giuseppe Pulina
Didattica a distanza, le riserve degli studenti

Promosse, ma non a pieni voti, le lezioni davanti a un pc. «Mancano la spontaneità e il gruppo classe»

15 aprile 2020
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TEMPIO. Quella che stanno vivendo, chiusi tra le mura di casa, è un’esperienza che li segnerà per sempre. Saranno ricordati come la generazione che ha vissuto nei giorni difficili del Covid-19. Simili a quei personaggi del cinema fanta-apocalittico delle serie tv di cui vanno ghiotti. Ricorderanno anche di essere stati la generazione scolastica che per prima ha sperimentato in dosi massicce la didattica a distanza. Il cellulare che serviva per navigare nella rete e chattare su Instagram, il più amato dei social tra i giovani italiani, si è trasformato in un bollente strumento didattico.

Bollente perché è diventato il loro mezzo di contatto con la scuola e i compagni. Tranne pochi casi, tutti hanno accettato la didattica a distanza, ma questo non fa di loro degli utenti passivi. «Anche se – come fa notare Francesca Pani, quarta B Scienze umane, di Sant’Antonio di Gallura – del modo comune di fare scuola è rimasto ben poco». Francesca rimpiange la classica lezione ex cathedra. «Ci siamo ritrovati da un momento all’altro dietro allo schermo di un pc, senza una lezione frontale vera e propria, e dobbiamo limitarci alle video-lezioni». Alle parole di Francesca fanno eco quelle di Andrea Azara, 4° anno dell’Ipaa di Olbia, suo compaesano: «La DaD non è male perché permette la continuazione dell’anno scolastico in situazioni di emergenza. E poi il mio Istituto ha messo in atto un sistema digitale che ci supporta in maniera ottimale, malgrado le difficoltà iniziali». Che questa sia l’unica via al momento percorribile lo pensa anche Laura Desole, di Aggius, 5° anno del Classico. Per lei all’orizzonte si profila anche l’incognita dell’esame di Stato. «La DaD - sostiene - va oltre la pura emergenza. Nella mia piccola esperienza, simile a tante, ho ritrovato in questo rito quotidiano la mia socialità virtuale, con la quale mi sembra di vivere una vita quasi normale. La mattina mi sveglio e le persone che ho sempre confinato nell’istituto scolastico sono nella mia camera, pronte non solo a fare lezione, ma ad ascoltare ogni singolo pensiero. La priorità non è solo di tipo scolastico, ma spesso psicologico, perché i docenti non si limitano più a fare lezione e basta, si preoccupano che la nostra mente sia lucida e serena». Per Laura non c’è lezione che non inizi con un «Come state?», e questo non le dispiace. Quello che apprezza meno è «la mancanza di spontaneità nelle parole di tutti e di una lezione fisica, che mai potrà essere sostituita da uno schermo».

Studente di quarta Classico, seminarista, membro della Consulta provinciale, Danilo Sias promuoverebbe la DaD, anche se forse non a pieni voti. «Ci sono - dichiara - aspetti non solo criticabili, ma anche lati positivi e interessanti come la possibilità di gestire il materiale scolastico in modo più agevole, una sempre maggiore disponibilità dei docenti per i chiarimenti e gli approfondimenti e, soprattutto, la sperimentazione di nuovi metodi. Ciò che viene a mancare di più è il gruppo classe che viene confinato nelle mura del cellulare e che affronta quindi la sfida di tenere saldi i legami e l'unità della classe in altri modi». Per Danilo c’è, inoltre, un’altra non sottovalutabile insidia: «La costante paura di usare piattaforme non sicure che mettano a rischio i dati e le informazioni private».

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