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Olbia

Olbia, da prigione a biblioteca storia del palazzo simbolo

Dario Budroni
Olbia, da prigione a biblioteca storia del palazzo simbolo

L’edificio che oggi ospita la Simpliciana è stato uno dei più importanti della città. Ha accolto municipio, commissariato, pretura e un piccolo carcere di passaggio

05 febbraio 2021
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OLBIA. La strada era ancora in terra battuta e le case non andavano oltre i binari della ferrovia. Il porto contava solo qualche imbarcazione a vela, mentre al posto dell’attuale parco c’era ancora una grande e malsana palude. Ma il palazzo in stile umbertino era già lì, nel cuore di Terranova, a pochi metri dal campanile di San Paolo, ai tempi unica chiesa all’interno del perimetro cittadino. Quello che oggi ospita la biblioteca comunale è uno dei palazzi più importanti della città. Un simbolo delle istituzioni per eccellenza: municipio, commissariato, pretura, ufficio postale, comando della polizia municipale, infine biblioteca. E per un certo periodo anche carcere mandamentale. Tra le mura delle piccole celle si dice addirittura che per un brevissimo periodo sia stato rinchiuso l’assassino di Santa Maria Goretti.

Un palazzo importante. L’elegante palazzo che oggi dà su piazza Dionigi Panedda venne costruito verso la fine dell’Ottocento. Fu innanzitutto municipio, poi trasferito nell’attuale sede negli anni Trenta. La sala sopra l’ingresso, illuminata da tre grandi finestroni, era per esempio l’ufficio dei sindaci e dei podestà di Terranova. Nel corso del Novecento il palazzo, più volte ristrutturato, fu quindi anche sede del commissariato di polizia, della polizia municipale e delle poste. Infine ci fu trasferita la biblioteca simpliciana, che in precedenza si trovava in via Acquedotto Romano, fondata nel 1973 da Alfonso De Roberto, giornalista, insegnante e ai tempi assessore alla Pubblica istruzione. All’inaugurazione della biblioteca, quasi 50 anni fa, partecipò anche lo studioso Manlio Brigaglia.

Il piccolo carcere. Ma l’aspetto più curioso è questo: il piccolo locale che dà su via delle Terme, sempre annesso alla struttura principale, è stato per diverso tempo un minuscolo carcere di passaggio. Nessuno qui ha mai scontato lunghe pene. Più che altro nelle piccole celle, dove oggi sono conservati migliaia di libri, venivano rinchiusi i detenuti in attesa di essere trasferiti in altre carceri dell’isola. Tra questi, si racconta ancora oggi tra le mura della biblioteca, anche Alessandro Serenelli, l’assassino di Santa Maria Goretti. Anche lo storico Giordano Bruno Guerri, in un suo saggio, aveva indicato proprio Olbia come una delle città in cui era stato detenuto l’assassino poi diventato un religioso. Diversi olbiesi, ancora oggi, ricordano invece il poco dignitoso viavai di detenuti davanti alle porte del piccolo carcere, nel cuore del centro cittadino, sotto gli occhi di tutti.

La biblioteca comunale. L’intero palazzo fu poi trasformato in biblioteca, dove oggi si trovano anche gli uffici amministrativi dei settori Turismo e Spettacolo e della Scuola civica di musica. Ci sono sale lettura, una sala conferenze dedicata a De Roberto, una biblioteca per bambini, una saletta per la lettura dei quotidiani, postazioni per pc. Sono circa 50mila i volumi presenti in biblioteca, dove dal 2012 il funzionario responsabile di servizio è Marco Ronchi. E poi ci sono gli utenti, sempre più numerosi. Il Covid, da quasi un anno, ha messo un freno agli ingressi. Ma prima della pandemia si contavano 27mila presenze annue, contro le 7mila di dieci anni fa. Un boom che, negli ultimi tempi, ha fatto emergere il problema degli spazi. I locali della biblioteca, infatti, ormai sono troppo stretti e non riescono contenere un numero più elevato di persone. E presto, nel centro storico, arriverà anche l’università, con nuovi giovani in cerca di uno spazio dove studiare.

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