Il padre di Ragnedda: «Emanuele è buono e altruista, quella sera ha avuto paura di morire. Io gli credo»
Dichiarazioni choc in tv: «Mio figlio non è la persona che viene dipinta in queste ore. Mia moglie ha esagerato, è andata sopra le righe». Sulla compagna dell’assassino: «Rosa non ha colpe»
Palau «Emanuele non è la persona che viene dipinta, è buono, generoso, altruista. Una notte ha dato un passaggio a una ragazza che aveva bevuto, poi ha saputo che questa ragazza non aveva alloggio. Quello che è accaduto lo sappiamo già. Lui afferma, e debbo credergli, che ha avuto paura per la propria vita, ha dovuto decidere se vivere o morire».
Sono dichiarazioni choc quelle di Mario Ragnedda, padre di Emanuele, killer reo confesso di Cinzia Pinna, ha rilasciato a La vita in diretta. Parole che stridono con quelle della moglie Nicolina Giagheddu, che 48 ore fa è stata durissima nei confronti del figlio: “Se ha fatto questo merita l’inferno”. «Mia moglie è molto addolorata – ha detto ancora Mario Ragnedda ad Alberto Matano -, ma è andata un po’ sopra le righe. Condivido tutto, a parte qualche eccesso. Quando ha detto che lei aveva denunciato, che non l’hanno voluta ascoltare è stata – per dirla alla francese – un po’ troppo tranchant».
Ragnedda ha anche raccontato di avere incrociato il figlio un paio di volte dopo il delitto. «Mi sembrava lo stesso di sempre, ma col senno di poi forse non c’era tutta questa serenità. Ha fatto quello che ha fatto, è entrato nel panico e non vedeva via d’uscita. Poi, quando carabinieri e inquirenti si sono presentati a casa sua si è messo subito a disposizione, ha iniziato un percorso e ora sta dicendo la verità. Noi ovviamente ne eravamo ignari, quando lo abbiamo saputo ci è crollato il mondo addosso». Ragnedda poi, a differenza della moglie, difende Rosamaria Elvo, la compagna del figlio indagata per favoreggiamento. «Non credo che Rosa abbia responsabilità». Per il padre, infatti, il figlio ha agito da solo. «Complici? Lui ha detto che ha fatto tutto da solo e l’ho visto sincero».