La Nuova Sardegna

Oristano

L’Sos dei pescatori di Santa Giusta: «Siamo alla fame»

di Caterina Cossu
L’Sos dei pescatori di Santa Giusta: «Siamo alla fame»

Mille difficoltà, tra abusivi e assenza di programmazione Il presidente della coop Muroni: intervenga la Regione

26 marzo 2014
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SANTA GIUSTA. La settimana prossima il Comune di Santa Giusta dovrebbe iscrivere a bilancio la somma per pagare la fattura da oltre 30mila euro di lavori di pulizia dello stagno dopo la moria del 2013. Il condizionale solitamente non fa notizia, ma è l’unico tempo verbale conosciuto dai pescatori del compendio ittico di questo specchio d’acqua per rapportarsi alla politica. Le certezze sono date unicamente dalla mancanza di pescato utile a creare ricchezza. La lotta con i pescatori di frodo degenera di giorno in giorno, «perché non ci sono leggi e le pene sono talmente irrisorie che chi lo fa continua, e se ne frega», denunciano i pescatori. Lo stagno, intanto, è curato solo dalle loro iniziative mentre avrebbe bisogno di lavori sostanziali per una ripartenza economica concreta. Avevano minacciato di bruciare le schede elettorali prima delle elezioni, ma hanno voluto tendere la mano alla politica. Ora alla giunta regionale appena insediata, i pescatori di Santa Giusta ricordano che qui, ancora, si attendono programmi concreti e denaro per far partire i lavori. «Abbiamo sollevato tutte le paratoie, nella speranza che ora entri un po’ di novellame – spiega il presidente della cooperativa, Tonino Muroni –. Ma si tratta sempre di un’iniziativa tampone». L’arrivo del caldo e della stagione estiva senza interventi sullo stagno è la solita spada di Damocle che ipoteca il futuro di un presente già disastroso. «I più ostinati di noi escono ancora ma non stiamo pescando nulla di più del pranzo o la cena per noi stessi - aggiunge Marco Pili, uno dei componenti del consiglio. Se i pesci che entrano oggi sopravviveranno, potremo pescarli alla minima pezzatura di 20 centimetri da fine settembre, forse, se non addirittura ottobre. Nel frattempo, dobbiamo fare quel che possiamo da noi stessi e temiamo l’arrivo dell’estate». Le idee non mancano per far ripartire il compendio, ma il silenzio delle istituzione spezza qualsiasi entusiasmo. «Quando vediamo entrare nello stagno un po’ di prodotto, facciamo mentalmente progetti e coltiviamo speranze. Ma se non riusciamo a far restare in vita quel che entra naturalmente nello stagno, come possiamo pensare di avviare allevamenti diversificati» riprende Tonino Muroni. E aggiunge: «se lo stagno fosse sano, qui non ci sarebbero più grandi cose da fare e potremmo davvero lavorare e in tanti». I pescatori della cooperativa hanno già inoltrato una richiesta di incontro con i nuovi assessori competenti all’Ambiente e alla Pesca, nonché con l’ente di bacino idrografico «e questa bolgia di burocrazia con troppi interlocutori ha come effetto principale l’allungamento dei tempi, un vero disastro» puntualizza ancora Tonino Muroni. Già partita anche la richiesta per l’introduzione di un impianto di miticoltura.

«Ma restano i lavori per l’ossigenazione dello stagno e il risanamento del compendio, i canali di Pauli Majore e Pauli Figus da rifare, l’impianto a Su Sproni». L’elenco è lungo e non mancano gli sprechi, come il mezzo in dotazione al Comune per l’asportazione del mercerello, «uno lavoro che, se ci avessero fatto fare e pagato, ci avrebbe permesso di andare avanti. E che invece è lasciato lì fermo e abbandonato»,concludono i pescatori.

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