La Nuova Sardegna

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Un’iscrizione svela nuovi misteri dell’antica Cornus

di Piero Marongiu
Un’iscrizione svela nuovi misteri dell’antica Cornus

CUGLIERI. La città sardo-punica-romana di Cornus, sorta sulla collina di Corchinas, davanti alla baia di S’Archittu, interessata da una campagna di scavi iniziata nel 2010, diretta dall’archeologo...

15 maggio 2016
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CUGLIERI. La città sardo-punica-romana di Cornus, sorta sulla collina di Corchinas, davanti alla baia di S’Archittu, interessata da una campagna di scavi iniziata nel 2010, diretta dall’archeologo Salvatore De Vincenzo dell’Università della Tuscia, continua a restituire preziose testimonianze databili tra il primo secolo avanti Cristo e il settimo dopo Cristo.

L’interesse degli studiosi per Cornus e la sua storia è iniziato fin dalla sua localizzazione, avvenuta nel sedicesimo secolo. Un primo scavo venne realizzato da Giovanni Spano nel 1839 nel settore dell’acropoli, nella zona chiamata Campu ’e Corra, mentre la prima ricognizione sistematica delle evidenze archeologiche presenti si deve a Taramelli. Le fonti letterario relative a Cornus, invece, sono pochissime e questo rende difficile la ricostruzione della storia della città, di cui non si sa nulla circa la sua fondazione. Il testo più antico che la menziona è quello dello storico romano Tito Livio e parla della rivolta del 215 avanti Cristo di sardi e cartaginesi contro Roma, capeggiata da Hampsicora e da suo figlio Hostus.

Nel maggio dello scorso anno, ma la scoperta è stata divulgata solo recentemente, gli archeologi hanno trovato il basamento di una statua con un’iscrizione relativa al culto degli imperatori. Dell’importante reperto si conosceva l’esistenza, perché era stata segnalata dal generale Alberto La Marmora. Era però scomparsa fin dagli anni ’70 dell’Ottocento ed è stata ritrovata sotto un cumulo di pietre.

La campagna di scavi in corso, iniziata qualche giorno fa, andrà avanti fino al prossimo autunno e interesserà prevalentemente il grande complesso termale. Sotto la direzione di Salvatore De Vincenzo, che sta curando anche l’allestimento del museo, stanno operando venti studenti delle università della Tuscia di Viterbo e di quella di Berlino e alcuni operai dell’amministrazione comunale. Attualmente nello spazio museale ricavato nell’ex Convento dei Cappuccini, dov’è presente anche il laboratorio in cui vengono classificati e restaurati i reperti provenienti dall’area di scavo, sono esposti elementi architettonici, vasellame di età tardo antica e un’anfora utilizzata come sepoltura del tipo a enkytrismos, recuperati a Columbaris e a Corchinas.

«Nel Museo – ha detto Salvatore De Vincenzo – i laboratori previsti sono due. Uno dedicato al restauro e l’altro alla documentazione di scavo e studio dei materiali. Contribuiranno a rendere il museo un’entità viva e attiva, inserita nel più ampio progetto di ricerca archeologica su Cornus e il territorio».

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