La Nuova Sardegna

Carabiniere ucciso dalla banda di Arzu

Antioco Fois
Carabiniere ucciso dalla banda di Arzu

Dall'indagine dei carabinieri, è emerso che responsabile del colpo fu la banda dell'ex superlatitante sardo Raffaele Arzu alla quale apparteneva anche Pietro Pala accusato di avere sparato il colpo di Kalashnikov che uccise il sottufficiale

25 giugno 2010
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PERUGIA. La banda degli assalti ai portavalori accusata di aver preso parte all’omicidio di un carabiniere: portano alla pista sarda le indagini per la morte di Donato Fezzuoglio, il militare ucciso a Umbertide (Perugia) il 30 gennaio del 2006 nel corso di una rapina al Monte dei Paschi di Siena. Sul luogo c’era un gruppo di sei rapinatori riconosciuti dagli investigatori come i componenti dell’associazione capeggiata dall’ex latitante di Talana, Raffaele Arzu. La banda diede l’assalto all’istituto di credito e nella fuga si aprì la strada sparando. A terra rimase il militare trentenne, ucciso da un colpo di kalashnikov alla schiena e un ferito, l’appuntato scelto Enrico Monti.

Nel giorno dell’inaugurazione di una caserma dell’Arma intitolata al carabiniere ucciso quattro anni fa, gli uomini del Ros e del Reparto operativo di Perugia hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare richieste dalla Procura distrettuale antimafia. Tre indagati si trovano già agli arresti, condannati in primo grado per la rapina al supermercato Pam di San Marco (Perugia) dell’aprile 2007 e sono considerati lo zoccolo duro della banda.

L’ordine di arresto firmato dal gip Marina De Robertis è scattato per Arzu, il trentenne considerato il “re” delle rapine ai portavalori e condannato a 16 anni, Pietro Roberto Fragata, 39 anni di Arzana, già condannato a 15 anni e un mese e Pietro Pala, 41enne di Marsciano (Perugia), sul quale pesa una condanna di 14 anni e 7 mesi. Secondo la ricostruzione del pm Antonella Duchini fu proprio quest’ultimo a sparare il colpo che raggiunse Fezzuoglio. Le manette sono scattate anche per Fabrizio De Montis, 36 anni di Escalaplano, che si trovava in comunità a Ortacesus. Nei guai anche Gian Marco Mascia, sovrintendente della polizia penitenziaria di Perugia, originario di San Gavino Monreale, indagato per favoreggiamento e messo agli arresti domiciliari.

Pur conoscendo l’identità dei rapinatori, la guardia carceraria non avrebbe fatto rapporto e avrebbe acquisito dati riservati dagli archivi della polizia, su richiesta di Pietro Pala. Nelle carte dell’indagine compare anche Ivo Carta, come quinto componente del commando di Umbertide. Si tratta di un pregiudicato di Orune, ucciso il 14 luglio del 2006 in un bar del paese. Un sesto uomo, invece, non è ancora stato identificato. Dal giorno dell’uccisione di Fezzuoglio, insignito poi della medaglia d’oro alla memoria, era iniziata una caccia senza tregua che dopo quattro anni ha permesso di individuare il presunto omicida e il gruppo che quella mattina tentò il colpo a Umbertide.

Le indagini portarono nel luglio del 2008 all’arresto di 16 persone per associazione a delinquere. Arzu, considerato il capo della banda, fu acciuffato da latitante la notte dell’Immacolata dell’anno scorso, mentre era a Talana in visita alla compagna e alla figlioletta di pochi mesi. In tempo per presentarsi davanti alla Corte d’Assise, che ad aprile l’ha ritenuto coinvolto, insieme ad altri dodici sodali, nella tentata rapina al Pam di San Marco nella quale rimase ferita una guardia giurata e l’avventore di un bar. Incrociando prove scientifiche e, soprattutto, le migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, gli investigatori sono arrivati a collocare parte della banda sulla scena di Umbertide.

Anni di lavoro, di intercettazioni e di elaborazione dei dati. Munizioni di armi da guerra che risultavano in più luoghi del crimine. E due mozziconi di sigaretta con lo stesso Dna, quello di Pala: uno rinvenuto vicino a una delle auto usate per la fuga dopo la rapina, l’altro trovato nella casa dell’uomo, quando scattarono gli arresti per la rapina del Pam.
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