La Nuova Sardegna

Il Pd boccia l’idea del Pds «No all’indipendenza»

di Alessandro Pirina
Il Pd boccia l’idea del Pds «No all’indipendenza»

Cucca: con Maninchedda opinioni diverse ma nessun problema in maggioranza Piras, Mdp: la Carta non la scrive un partito. Capelli, Cd: non è una cosa seria

11 agosto 2017
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La repubblica di Sardegna non piace al centrosinistra isolano. L’idea del Partito dei sardi di gettare le basi per un’indipendenza dallo Stato italiano con una Costituzione di 53 articoli viene accolta con freddezza dagli alleati nell’attuale governo regionale. Tutti si dicono pronti a rafforzare l’autonomia, ad alzare la voce con lo Stato patrigno, ma sempre nel recinto della repubblica italiana. Giuseppe Luigi Cucca, segretario regionale del Pd, proviene dalla stessa area del leader del Pds, Paolo Maninchedda - Dc, Ppi, Margherita -, salvo poi prendere strade diverse: il primo verso il Pd, il secondo verso l’area sovranista. «L’indipendenza è da anni oggetto di lunghi confronti tra noi – dice Cucca –. Io ho grandissima stima di Maninchedda, ma francamente su questo punto abbiamo opinioni diverse. Anche io penso che dobbiamo rivendicare la nostra specificità, di cui spesso abbiamo fatto una bandiera purtroppo con scarsi risultati, ma nessuno può pensare che questa autonomia possa portare all’indipendenza». Per il senatore nuorese, da maggio al timone del Pd sardo, la battaglia del Pds è, insomma, una strada senza uscita. Ma questo, sostiene Cucca, non avrà alcuna conseguenza sull’alleanza che sostiene il governo Pigliaru. «Con Maninchedda ci lega una antica amicizia, tanta stima e considerazione e sono anche convinto che vada sicuramente approfondito il dialogo con le forze indipendentiste. Da questo confronto mi auguro possa nascere un primo impegno per rafforzare la autonomia della Sardegna. Anzi, incontrerò Paolo proprio nei prossimi giorni e spero mi porti la Carta del Partito dei sardi. Ci confronteremo anche su quello».

Pronto al confronto anche il deputato Michele Piras, uno dei coordinatori regionali di Articolo 1 Mdp, ma sulla Carta targata Pds mostra più di un dubbio. «La Costituzione repubblicana nacque dalla Resistenza e ad esito di un'Assemblea costituente eletta a suffragio universale, che raccolse le migliori energie e intelligenze – spiega –. Non è solo il testo ma il contesto che pesa. E quello straordinario compromesso fra forze politiche popolari, oggi impensabile. Insomma, una Costituzione non la può scrivere un partito. Detto questo sono curioso di leggere e valutare la proposta - piuttosto pretenziosa e un po' elitaria mi verrebbe da dire - del Partito dei Sardi e di esercitarmi in una lettura comparata. Senza paraocchi, certo. Ma anche senza sconti». Il no di Piras è ancora più netto sulla nascita di una repubblica sarda. «Io non sono un indipendentista ma vorrei per la Sardegna forme più avanzate di autogoverno, un rapporto più equilibrato con lo Stato nazionale. Penso a un assetto federalista solidale. L’indipendenza non gioverebbe alla Sardegna, noi dobbiamo continuare a riconoscerci nel percorso e ne valori della Resistenza e della Costituzione». Ma ciononostante, aggiunge Piras, «mi auguro che con il Pds ci sia una dialettica positiva per il bene dei sardi, senza conseguenze per la giunta di Francesco Pigliaru. Anzi, bisogna serrare le fila di questa maggioranza. E penso che questo sia anche l’obiettivo del Partito dei sardi».

Dall’area del centrosinistra, ma dall’opposizione al governo Pigliaru, arriva la netta stroncatura del Centro democratico al progetto di Maninchedda. «Preferisco occuparmi di cose serie – taglia corto il deputato Roberto Capelli –. Di Salvini e di Di Battista in Italia ne abbiamo già tanti. La politica è un’altra cosa, questa mi sembra più una boutade di Ferragosto». Archiviata la questione Pds, Capelli va all’attacco della giunta Pigliaru, che fino a qualche mese fa poteva contare su un assessore di riferimento, Francesco Morandi. Dopo la sua defenestrazione il Cd - e il Campo progressista di Zedda e Uras - sono passati all’opposizione, ma senza abbandonare il recinto del centrosinistra. «Noi siamo nel centrosinistra, ma serve il coraggio di dire che con Pigliaru abbiamo sbagliato e dobbiamo ritornare ai principi della cultura e della valorizzazione delle persone». E il Pds? «Nel centrosinistra non può esserci spazio per chi vuole l’indipendenza. Noi dobbiamo aprire al Psd’Az e a quelle forze che rappresentano la specificità della Sardegna. Anche io sono un sardista e sono convinto che bisogna trovare una soluzione per l’isola. Servono competenza e autorevolezza per affrontare seriamente e alla pari la vertenza con lo Stato, ma oggi purtroppo non abbiamo né l’una né l’altra».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
L'emergenza

Alberghi e resort restano senza acqua, Giovanni Sanna compra due dissalatori

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative