La Nuova Sardegna

Scuola, torniamo in aula: no alla didattica a distanza

di Claudio Zoccheddu
Scuola, torniamo in aula: no alla didattica a distanza

Appello di sindacati e psicologi: «Non funziona, agli studenti serve altro»

20 maggio 2020
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SASSARI. È tra le incognite che più resistono al tempo. La questione della scuola, travolta dall’emergenza sanitaria, non ancora ha una risposta. Dal ministero sono arrivate indicazioni sulle scadenze incombenti, come gli esami, ma la programmazione del prossimo anno scolastico è ancora avvolta dal mistero. E se la ministra Lucia Azzolina si è limitata ad alcune proposte, da Regione ed enti locali non è arrivato nulla. Il tempo, però, stringe. Settembre è più vicino di quanto sembri e il rischio che si arrivi impreparati all’appuntamento cresce con il passare dei giorni. Il tema è stato dibattuto ieri mattina durante un seguitissimo videoforum organizzato dalla Nuova Sardegna e trasmesso sul sito e sui canali social del quotidiano.

Scuole chiuse. Allo stato attuale, i numeri sono sconfortanti: «Un quarto degli studenti sardi non segue o non può seguire le lezioni a distanza, nonostante l’impegno di docenti e dirigenti – dice Federico Fadda della Uil Scuola –. Purtroppo le risorse sono limitate e l’acquisto di alcuni tablet o Pc non è sufficiente a soddisfare la domanda. Nell’immediato, poi, ci sono ancora tanti interrogativi legati all’obbligatorietà, alle valutazioni, al rispetto del privacy. Diciamo che la didattica a distanza non ci convince». Per trovare una sintesi sarebbe necessario accelerare i tempi: «È chiaro che gli spazi fisici saranno fondamentali e gli enti locali dovrebbero iniziare a ragionare sin da subito sulle disponibilità e sui problemi organizzativi. Come lo saranno i temi sanitari, dove si dovrà dare tanta attenzione alla sanificazione dei locali e ai protocolli di sicurezza che, purtroppo, al momento mancano. Non possiamo farci trovare impreparati a anche ad un’eventuale ritorno dell’emergenza sanitaria».

I rischi per gli studenti. Oltre alle difficoltà tecniche e ai buchi di programmazione, i rischi del prolungamento a oltranza della didattica a distanza potrebbero pesare sullo sviluppo degli adulti di domani: «Apprendimento e socializzazione vanno di pari passo – spiega la presidente dell’ordine degli psicologi della Sardegna, Angela Quaquero –. L’improvvisa assenza di questo rapporto non può essere tamponata con la didattica a distanza. Anche per i bambini da zero a tre anni, di cui si parla ancora meno, non si deve partire dalla sconfitta. Si possono fare tante cose e ci sono i mezzi per farle. Faccio un esempio: l’idea delle tutine monouso non è da scartare Ci sono poi le famiglie, soprattutto le madri, su cui sono arrivate ricadute enormi e di cui non ci si preoccupa ma non è possibile che si vada avanti fondendo il tempi di lavoro con quello di vita. Non si possono confondere queste cose». I problemi, poi, possono diventare insormontabili: «Dobbiamo lavorare per la salute, che significa star bene – conclude Angela Quaquero –. Questi mesi di chiusura hanno provocato nei ragazzi paure, tensione, fobie e stati depressivi. Per questo motivo è fondamentale programmare da oggi il futuro della scuola».

La petizione. Luca Pisano, psicologo, ha provato a tradurre i dubbi in una raccolta di firme on line dal titolo inequivocabile (No alla didattica distanza) da inviare alla ministra Azzolina. Non solo, Pisano lancia una proposta agli amministratori regionali e comunali: «Sarebbe opportuno iniziare a ragionare sui tavoli tecnici che possano mettere a confronto gli amministratori, perché è necessario che si inizi a preparare le simulazioni di accesso alle scuole. Per evitare di farsi trovare impreparati è fondamentale testare le aperture. Lo fanno ovunque in Europa, tranne che in Italia. Per studiare e realizzare nuovi protocolli serve tempo». Secondo Pisano allo stato attuale le possibilità non sono molte. E tutte hanno punti di debolezza: «Considerando che non esiste un piano sanitario nazionale, nonostante tutto sia stato riaperto, mancano le garanzie per gli studenti. Per il prossimo anno scolastico ci sono sostanzialmente tre possibilità: si ritorna in classe come se non fosse successo nulla, si procede con la didattica mista, metà studenti in classe e metà a casa, oppure si ragiona sui doppi turni. È evidente che per sostenere le ultime due possibilità sarebbe necessario un robusto potenziamento del corpo docente. Le cose da fare sono tantissime».

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