La Nuova Sardegna

Per gestire l’emergenza mancano 280 specialisti

di Claudio Zoccheddu
Per gestire l’emergenza mancano 280 specialisti

La richiesta è della Protezione civile. E al bando nazionale rispondono in 3600

25 novembre 2020
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SASSARI. Sono 280 le caselle ancora vuote nell’elenco dei medici che servirebbero all’isola per gestire l’emergenza sanitaria a pieno regime. Un numero da considerare al netto di quanto fatto fino ad ora dalla stessa Protezione civile, dalla Croce rossa e dell’Esercito. La richiesta di integrazione è stata protocollata dalla Protezione civile regionale il 20 novembre, dopo un confronto con l’assessorato alla Sanità, ed è stata inviata al Dipartimento della Protezione civile nazionale. Una richiesta arrivata a tempo debito, perché il 23 – avantieri – scadeva il termine per le manifestazioni d’interesse relative alla “procedura per l’individuazione di medici da destinare alle Regioni e Province Autonome per la gestione dei casi di Covid-19”. Per completare il mosaico della sanità anti Sars-Cov-2 servirebbero quindi 100 medici specializzati in medicina interna, di cui 60 specializzati in malattie infettive e 40 nelle malattie dell’apparato respiratorio, poi 100 medici specializzati in anestesia e rianimazione e 80 in medicina d’emergenza-urgenza.

Il bando nazionale. Nella sede romana del Dipartimento nazionale della Protezione civile sono arrivate le adesioni di 3657 professionisti, di cui il 14 per cento da parte di medici in pensione. Si tratta di medici abilitati all’esercizio della professione, tra cui quelli specializzati in anestesia e rianimazione, malattie infettive, malattie dell’apparato respiratorio, medicina e chirurgia d’accettazione e urgenza. Ovviamente, si tratta di professionisti o ex professionisti non attualmente impegnati nel settore sanitario e socio-sanitario. Per quanto riguarda i compensi, l’accordo è stato stipulato su una base di 40 euro lordi all’ora, 45 per i medici in possesso della specializzazione indicate dalla Protezione civile. Le prestazioni non potranno superare le 45 ore settimanali e comprendono “tutti gli oneri fiscali, assicurativi, previdenziali e ogni altro onere eventualmente previsto a carico dell’ente presso cui i medici prestano la propria attività”. Ai medici residenti in una regione diversa da quelle in cui saranno destinati verrà riconosciuto un rimborso forfettario di mille euro al mese per il vitto, l’alloggio e il viaggio verso il luogo di assegnazione dell’incarico. La task force progettata dalla Protezione civile prevede 200 unità mediche per il supporto alle strutture sanitarie regionali. Al momento, non è ancora chiaro quanti di questi medici arriveranno in Sardegna: «Non lo sappiamo – spiega il direttore generale della Protezione civile della Sardegna, Antonio Belloi – ma sarà entro poco tempo. Già questa mattina (ieri, ndr), il capo dipartimento stava verificando la disponibilità. Abbiamo un rapporto giornaliero con la direzione nazionale e con il commissario Arcuri, quindi tutte le novità ci verranno comunicate appena gli elenchi saranno pronti». Da Roma, intanto, arrivano rassicurazioni: «Gli elenchi scorporati saranno completati a breve e verranno comunicati appena possibile». L’attesa sarà breve, quindi, forse meno di 24 ore. E di certo alla Protezione civile non mancano gli impegni per occupare il tempo.

Le forze in campo. Dalla fine di febbraio, quando sono entrati in azione, non si sono mai fermati. Sul territorio agisce un esercito di volontari, 6500 tra uomini e donne, coadiuvati all’occorrenza da circa 5mila “riservisti” di Forestas: «Che rappresentano un utile supporto alle nostre attività quando le nostre forze non bastano a risolvere tutti i problemi – aggiunge Belloi –. Non abbiamo mai abbassato la guardia, soprattutto nella gestione delle strutture disseminate nel territorio a supporto dei presìdi sanitari».

Una gestione complessa, resa più complicata dal numero di tensostrutture da gestire dalla fine di febbraio, quando sono state allestite le prime: «Adesso ne abbiamo 80 in tutta l’isola. Sono strutture che dovrebbero operare per un periodo di tempo limitato, per gestire le situazioni di emergenza causate perlopiù da calamità naturali. Adesso sono in piedi da mesi, esposte ad ogni tipo di condizione meteorologica e dunque hanno bisogno di manutenzione. Per questo motivo presto le sostituiremo, ne abbiamo già ordinate altre 90 – continua Belloi–. Non sono utilizzate solo per il pre-triage delle strutture ospedaliere, al Santissima trinità di Cagliari, ad esempio, ospitano una sala parto in cui arrivano donne positive al Sars-Cov-2 da tutta l’isola». Oltre alla sanità da campo, la Protezione civile gestisce anche il Centro logistico da cui vengono distribuiti i Dpi, i dispositivi di protezione personale così rari durante la prima fase dell’emergenza: «Non abbiamo più questi problemi – rassicura Belloi – siamo stati in grado di interpretare la curva dei contagi e di ordinare tutti i dispositivi necessari per fronte alla seconda ondata».

Ma non c’è solo il virus, la Protezione civile ha anche altri problemi: «Siamo sospesi tra le gestione dell’ordinario, ovvero la gestione delle emergenze meteorologiche, e dello straordinario, ovvero l’emergenza sanitaria e la conseguente dislocazione sul territorio di uomini, mezzi e strutture. Per fortuna la nostra intesa con al Regione è ottimale e riusciamo sempre a trovare una soluzione».

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