La Nuova Sardegna

Disturbi alimentari

Anoressia e bulimia: nell’isola tagliati 700mila euro, pazienti e famiglie rischiano di restare di nuovo soli

di Roberto Petretto
Anoressia e bulimia: nell’isola tagliati 700mila euro, pazienti e famiglie rischiano di restare di nuovo soli

«Interventi utili che ora si fermeranno»

16 gennaio 2024
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Sassari Il fondo istituito dal Governo Draghi con la legge di Bilancio per il 2022 per il contrasto dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, aveva una dotazione di 25 milioni ripartiti tra le Regioni. È giusto dire “aveva” perché la manovra 2024 varata a fine dicembre ha cancellato quel capitolo di spesa. Se le cose non cambieranno si interromperà l’attività di tanti operatori sanitari assunti a tempo determinato nei territori. In Sardegna, ad esempio, spariranno quasi 700mila euro. I pazienti dell’isola e i loro familiari sono molto preoccupati per il futuro dei trattamenti e delle attività di prevenzione. E temono di restare soli. Di nuovo. «Non è facile aiutare una persona che in famiglia soffre di questi disturbi. Anzi, per dirla tutta è un vero incubo. Per questo dobbiamo trovare la forza»: Elisabetta Manca di Nissa è una madre che per anni ha lottato per fare riconquistare la salute alla propria figlia. Spesso da sola, sino a quando non ha trovato aiuto e sostegno in altri genitori che vivevano o stesso dramma. Insieme nel 2009 hanno dato vita all’Associazione Voci dell’anima che aiuta e sostiene i malati e le loro famiglie.

«Eravamo un gruppo di genitori letteralmente disperati. Intorno a noi c’era desolazione, non esistevano cure di nessun genere. Eravamo costretti ad andare fuori per curare i nostri figli. Abbiamo creato questa associazione. Avevamo bisogno di riconoscerci in uno stesso dolore, la condivisione ci ha aiutato e ora possiamo dire che abbiamo fatto veramente tanto per la cura dei disturbi. Abbiamo rotto le scatole a tanti. Anche grazie al nostro lavoro, la situazione leggermente cambiata. Abbiamo un punto d’ascolto, per persone che chiedono informazioni o aiuto. Abbiamo un gruppo di auto-mutuo aiuto per i genitori, dove possiamo raccontare le nostre pene, sostenerci per farci restare in piedi».

I disturbi alimentari provocano 4.000 morti all’anno in Italia, ne soffre il 10 per cento della popolazione: « I nostri ragazzi si ammalano frequentemente - dice Elisabetta Manca di Nissa -, è un’epidemia sociale, legata alla cultura della magrezza, alla cultura dei social che sono molto pericolosi se non usati in modo corretto perché aiutano la diffusione dei disturbi alimentari».

Ora il Governo ha deciso di tagliare le risorse: «Non si tratta di tagli, ma proprio di un mancato rifinanziamento. Durante la pandemia c’è stato un aumento del 40 per cento. In Sardegna erano state create delle equipe multidisciplinari nelle Asl. Finalmente si poteva parlare del cosiddetto “Percorso lilla”, di formazione per gli operatori, dei pronto soccorso attrezzati per poter individuare le persone che hanno un disturbo grave e indicare loro percorso di cura. C’è stata la formazione dei medici di medicina generale e dei pediatri libera scelta, i primi a intercettare il disturbo, riconoscerlo e indicare percorso di cura».

Ora si rischia un passo indietro di almeno 10 anni: «Tutte queste cose sono state molto importanti e sarebbe stato bello continuarle. Sono state assunte delle persone apposta, che ora dovranno interrompere il loro lavoro».

La cifra che verrà a mancare è di poco inferiore ai 700 mila euro: «Soldi che hanno permesso di fare un sacco di cose. Ora siamo molto preoccupati. Ci aspettiamo una legge che finanzi, una volta per tutte, interventi per patologia che è nei Lea. E la finanzi in modo autonomo rispetto a altri disturbi psichiatrici, perché ha peculiarità differenti, che coinvolgono anche il corpo e non solo la mente».
 

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