La Nuova Sardegna

Pescaturismo

In Sardegna pesca e pranzo sulla barca tra le esperienze più ricercate

In Sardegna pesca e pranzo sulla barca tra le esperienze più ricercate

Aumentano le richieste dei vacanzieri e le attività che lo praticano

12 agosto 2024
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Sassari Il salto dall’agriturismo all’ittiturismo, tutto sommato, non è così lungo come si possa pensare. Oltre alle evidenti differenze tra i menù, e non potrebbe essere altrimenti, c’è solo un aspetto a differenziare le due tipologie di strutture in maniera netta: gli ittiturismi, perlomeno quelli “ufficiali”, sono molti meno. Per fare un esempio, nel nord della Sardegna, cioè lungo le coste che vanno da Bosa a Budoni, sono in tutto due. Poi può capitare di leggere il termine “Ittiturismo” affisso fuori da chioschi o strutture simili ma è raro che l’insegna corrisponda all’effettiva denominazione dell’attività. Dunque, per ottenere un riscontro sull’appeal turistico è necessario aggiungere al conto le aziende che praticano la pesca-turismo, fenomeno in ascesa in tutta l’isola ma già capace di mettere a referto numeri molto interessanti dal punto di vista turistico.

Le strutture Il primo passaggio è definire i termini “Ittiturismo” e “pescaturismo”: «Diciamo che questi termini non definiscono qualisi tipo di “impresa” che serve pesce o che traghetta i turisti per mare – spiega Michele Angius, direttore del Flag (Fisheries Local Action Group) del Nord Sardegna –. Per prima cosa, entrambe le attività possono essere svolte solo da persone che hanno una licenza di pesca professionale. Sono loro in grado di fornire un’esperienza ai visitatori che, appunto, ormai ricercano proprio cose di questo tipo. E proprio per questo motivo, sono attività in grande crescita dal punto di vista delle presenze anche se quest’anno la stagione è iniziata con un po’ di ritardo per via del meteo non favorevole». E se gli ittiturismi rappresentano una piccola fetta dell’offerta turistica, non si può dire altrettanto della pescaturismo: «Solo nel golfo dell’Asinara sono 20 le imbarcazioni autorizzate alla pratica della pesca-turismo e il numero cresce rapidamente – continua Angius –. Ogni anno qualche armatore decide in questa direzione e rimoderna il natante per svolgere un’attività che permette un’importante integrazione al reddito o lo sostituisce quando l’acqua è molto calda e il pesce è più scarso».

Diffidare dalle imitazioni La questione della licenza è già appurata: solo un pescatore professionale può gestire un’attività di questo tipo. Detto questo, quando le dimensioni della barca sono adeguate ad accogliere, oltre ai membri dell’equipaggio, poco più di una decina di persone, il percorso di autorizzazione prevede gli attestati Hccp per le cucine a bordo, oltre a tutte le caratteristiche necessarie per garantire la sicurezza a bordo, non solo alimentare: «Infatti non è semplice ottenere l’autorizzazione. All’Asinara, ad esempio, è il Parco che autorizza natante per natante. Quando questo accade, l’integrazione al reddito è importante perché si parla di 80 o 100 euro a persona». Poi c’è l’aspetto che i turisti ricercano in ogni occasione: «Quella della pesca turismo è un’esperienza che viene apprezzata dal turismo. Il pubblico cerca questo, vuole scoprire come si pesca, come si tirano su le reti, come si ripescano su la nasse. In più stiamo parlando di ottimi affabulatori in grado di accendere l’attenzione degli ospiti», conclude Michele Angius. ( c.z.)

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