Reti abbandonate: la nuova sfida delle sentinelle blu
Con il progetto Fishing for the Planet recuperate 150 nasse fantasma al Poetto
C’è chi combatte l’inquinamento marino non solo con atti concreti, ma anche con la collaborazione e la passione. Nasce a Cagliari la scorsa estate Fishing for the Planet, iniziativa targata Asd Blue Life Scuola Apnea Sardegna, che ha trasformato semplici subacquei, amanti del mare e cittadini comuni in vere e proprie “sentinelle blu”. Tutto è iniziato con un compito semplice, per chi è abituato a navigare e vivere il mare: segnalare reti abbandonate sul fondo del mare – i cosiddetti “ghost nets” – attraverso un form online, corredato da coordinate GPS, foto e video. «Tutti i pescatori sportivi e gli amatori si sono imbattuti almeno una volta in reti, nasse, palamiti, o altri scarti adagiati sul fondo. Ma a volte neanche ci fanno caso, tale è l’abitudine – spiega il presidente della Asd subacquea, Simone Mingoia – . Abbiamo chiesto così di segnare sul gps le coordinate del punto di ritrovamento, da segnalare poi all’associazione, punti che poi sono confluiti in un data base utile, per le autorità e l’università, ai fini di ricerca scientifica e per iniziare a pianificare la rimozione».
Il progetto è sostenuto oggi da una rete solida di partner, quali la Fondazione di Sardegna, le istituzioni pubbliche del Comune di Cagliari, Città Metropolitana, Comune di Quartu Sant’Elena e Regione Sardegna, oltre a un ricco elenco di collaborazioni tecniche e scientifiche, come Fipsas, Coni, Cmas, Legambiente Sardegna, Lega Navale Italiana, e altri attori tra cui sponsor commerciali e associazioni ambientali. L'iniziativa non poteva non suscitare interesse accademico, e il supporto e l’apporto dell’università di Cagliari è stato in questo senso strategico, grazie alla supervisione scientifica del professore Alessandro Cau, docente di Biologia marina per il dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente. Si arriva così quest'estate alla prima azione concreta di questa lotta all’inquinamento, che per via della complessità di autorizzazioni e operazioni pratiche di rimozione ha avuto una gestazione di un anno circa. «L’intervento, infatti, deve essere fatto a regola d’arte in maniera tale da preservare l'ecosistema marino – spiega Mingioia –, ma oggi grazie a quell’idea di un anno fa siamo gli unici in Sardegna e in Italia a poter essere autorizzati a organizzare e partecipare a questo tipo di iniziative».
Le fasi operative di rimozione attiva delle reti avvenute tra il 18 e il 19 giugno hanno coinvolto attivamente oltre ai subacquei della Asd Blue Life, i professionisti del nucleo subacquei dei carabinieri, la capitaneria di porto di Cagliari e le amministrazioni locali dei Comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena, nonché l’area Città Metropolitana di Cagliari, la Lega Navale Italiana, Cmas, Seac, la Marina di Capitana, Biavati e Mare Nostrum. Il tratto di mare coinvolto dall’intervento è stato quello antistante il Poetto fino a Geremeas. Il bottino dell'Asd è stato di ben 150 nasse abbandonate nel golfo, ogni rete una trappola fantasma pronta a intrappolare la vita marina. «Uno studio britannico ha rilevato che ogni mese una nassa fantasma uccide in media 10 pesci in 12 mesi – spiega ancora Mingoia –. Se fossero rimaste in mare queste 150 nasse avrebbero statisticamente portato alla morte circa 1500 pesci, perlopiù specie locali vitali per l’ecosistema».