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L'inchiesta

Caccia al killer del soccorritore del 118: si indaga sull’ambiente di lavoro

di Ilenia Mura
Caccia al killer del soccorritore del 118: si indaga sull’ambiente di lavoro

Marco Pusceddu era stato ucciso con quattro colpi di arma da fuoco a Buddusò

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Sassari Il cerchio si stringe, nelle mani degli investigatori potrebbero esserci quasi tutti gli elementi utili per inchiodare l’assassino che potrebbe aver agito spinto da un profondo odio personale. Un odio che potrebbe essere scaturito dalle vicende private della vittima, profondamente legata al mondo del 118, cui aveva dedicato almeno 30 anni della sua vita, buona parte nel Sulcis.

Oltre tre settimane di indagini della Procura di Sassari portano dritte nel sud Sardegna, dove il soccorritore del 118, il 51enne Marco Pusceddu, ucciso con quattro colpi d’arma da fuoco il 7 agosto scorso, nella sede Intervol di Buddusò, era cresciuto professionalmente, per poi decidere – di punto in bianco – di abbandonare tutto e trasferirsi nel nord dell’isola circa sei mesi fa. E dove poi ha trovato la morte.

L’inchiesta sull’efferato omicidio è affidata al sostituto procuratore Elisa Succu. Condotta dai carabinieri di Ozieri e dai militari del nucleo investigativo del comando provinciale di Sassari, potrebbe essere alla stretta finale: sul tavolo del pubblico ministero ci sono le informazioni raccolte durante i colloqui avvenuti con familiari, amici e colleghi di Pusceddu. Ma ci sono anche gli esiti degli accertamenti compiuti su pc e telefonino della vittima dai carabinieri dei Ris di Roma.

Il killer potrebbe aver guidato per 250 chilometri, dal sud dell’isola a Buddusò, forse in compagnia di qualcuno, e che poi ha agito subito dopo aver urlato “dove si trova Marco Pusceddu”. Quattro i colpi che hanno ucciso, scaricati con freddezza contro il soccorritore del 118 già aggredito, forse con un colpo di cric alla testa, in circostanze misteriose tre mesi prima, in una piazzola di sosta poco distante da un noto ristorante sulla provinciale 2 di Carbonia. Era a cena con un collega, che lo soccorse con l’ex compagna in un bagno di sangue.

Ad agosto il delitto. Quasi un’esecuzione. Così hanno commentato, sotto choc, i suoi compaesani, a cominciare dal sindaco di Portoscuso, Ignazio Atzori, che ha parlato di un «omicidio che sembra fatto su commissione in un luogo dove si lavora per salvare le vite umane». «Certamente un delitto che non si era mai visto prima, consumato all’interno della sede del 118», aveva spiegato il procuratore di Sassari, Armando Mammone. Intanto le indagini, sulle quali c’è il massimo riserbo, potrebbero aver chiarito i dubbi sul possibile movente e sulla persona, o più persone, che potrebbero aver agito mosse da un odio profondo verso l’uomo, da tutti descritto come un ottimo professionista, oltre che bonaccione. Eppure qualcuno è arrivato a uccidere. Ma perché? Forse un regolamento di conti che potrebbe riguardare la vita privata dell’uomo. Anche questa è una delle piste seguite dagli investigatori, che potrebbero aver puntato i riflettori sull’ambiente dove l’uomo aveva lavorato per anni, soprattutto nel Sulcis, fra Teulada, Portoscuso e Iglesias. Era qui che spesso si recava per trasportare i pazienti di una Rsa con l’ambulanza della cooperativa “Sud Sardegna emergenze”, per la quale lavorava da 2015, dopo essere stato assunto dal socio fondatore Marco Usai, rappresentante regionale delle cooperative sociali del Sud Sardegna. Da questa cooperativa, si era poi dimesso a febbraio, lasciando tutti senza parole: «Beh, sai che c’è, me ne vado», avrebbe detto. Impossibile capirne il motivo. Riservatissimo, così lo descrive chi ha condiviso con lui centinaia di soccorsi e turni del 118. A tal punto da non far trapelare nulla della sua vita privata. Dieci anni a bordo dell’ambulanza della cooperativa Sud Sardegna emergenze di Teulada. Poi il taglio col passato, forse. Una fuga per cambiare aria, probabilmente anche per quella relazione sentimentale chiusa con la denuncia per maltrattamenti in famiglia e stalking, presentata dalla ex compagna di Iglesias, che con lui aveva mosso i primi passi nel mondo del 118. Dalle ambulanze della Sodalitas a Iglesias, nel 2000, dove lavorava come volontaria anche l’ex compagna. Poi Pusceddu va a San Giovanni Suergiu con la cooperativa sociale Sulcis Emergenze Onlus. Dal sud si era poi tra sferito al nord con l’Intervol. Fino al 2015, quando venne assunto da Usai, per poi dimettersi a febbraio.

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