Omicidio Pusceddu: a distanza di un mese ancora nessun colpevole
Il parroco di Portoscuso: «La famiglia chiede verità»
Portoscuso «A Portoscuso c’è una grande forma di maturità sociale, si mantiene grande discrezione nei confronti di una famiglia che gravemente sta soffrendo e che chiede verità e giustizia così come la chiede tutta la comunità, lasciando fare agli inquirenti il loro lavoro».
Anche se il silenzio intorno all’omicidio di Marco Pusceddu non dà pace alla famiglia, che la giustizia debba fare il suo corso, «secondo i tempi dovuti e necessari», lo dice don Antonio Mura, il parroco del paese dove il soccorritore 51enne – ucciso il 7 agosto scorso nella sede Invol a Buddusò – viveva con i genitori e i fratelli dal 1990. A distanza di un mese dall’efferato delitto, chi ha agito quella notte a volto scoperto, come se fosse certo di poterlo fare senza essere inquadrato dalle telecamere, è ancora a piede libero. Ed è questa l’unica certezza, mentre l’indagine della Procura di Sassari sembra procedere con massima cautela, in attesa che i riscontri tecnici (anche dei Ris) possano definitivamente incastrare chi ha premuto il grilletto e, probabilmente, non si esclude, il possibile mandante dell’omicidio che potrebbe essere del Sulcis Iglesiente.
Chi ha ammazzato Pusceddu? E perché? Domande fino a ieri ancora senza risposta. «In paese non se ne parla perché c’è una famiglia che soffre. C’è molta riservatezza. Ma è evidente che prima o poi la verità dovrà venire a galla e coloro che sono stati causa di questo omicidio dovranno rispondere alla legge – spiega don Antonio, anche direttore dell’Ufficio per “I problemi sociali, il Lavoro, Giustizia e Pace” della Diocesi di Iglesias. «C’è un dovere di giustizia, le forze dell’ordine e la magistratura stanno facendo il loro lavoro, e anche questa riservatezza degli inquirenti mi sembra importante anche perché sono indagini molto delicate. Il fatto che ci sia questo silenzio mi sembra un aspetto interessante, è meglio così, aspettiamo che la verità venga a galla perché un nostro concittadino è stato ucciso». Quasi un mese fa Marco Pusceddu viene ammazzato con quattro colpi d’arma da fuoco che gli trafiggono il petto e non gli lasciano scampo. Sono circa le 23 del 7 agosto scorso, quando un uomo a volto scoperto gli spara con una pistola di piccolo calibro, forse una semiautomatica, mentre lui è seduto nella sala del 118 di Buddusò, dove aveva cominciato a lavorare dopo aver dato le dimissioni (a febbraio 2025) dalla cooperativa Sud Sardegna emergenze di Teulada, dove aveva prestato servizio per circa dieci anni. Fra il licenziamento e il suo nuovo inizio, la vita di Pusceddu viene segnata da una misteriosa e brutale aggressione lungo la provinciale 2, fra Portoscuso e Carbonia: dopo una cena con un collega qualcuno lo colpisce alla testa, forse con un cric, in una piazzola di sosta mandandolo in coma. Pusceddu viene operato più volte fino alla guarigione. Poi torna nel nord Sardegna dove va incontro alla morte. Chi lo ha ucciso? La famiglia attende e chiede giustizia.