Pensioni 2026, a gennaio gli aumenti: ecco come cambieranno gli assegni fascia per fascia
Perequazione all’1,4% dal primo gennaio: incrementi modulati per fasce di reddito e adeguamento più alto rispetto allo scorso anno
Sassari A partire da gennaio 2026 gli assegni pensionistici subiranno un nuovo adeguamento al costo della vita. L’aumento, dovuto alla rivalutazione annuale, varierà da un minimo di 14 a un massimo di 62 euro al mese, in base all’importo percepito nel 2025. Il tasso di perequazione, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 novembre attraverso il decreto interministeriale del Mef e del Ministero del Lavoro, è fissato all’1,4%, un valore superiore rispetto allo 0,8% applicato l’anno precedente.
La rivalutazione, nota tecnicamente come perequazione, rappresenta uno degli strumenti essenziali del sistema previdenziale italiano: serve infatti a compensare l’erosione del potere d’acquisto provocata dall’aumento dei prezzi. Con l’inflazione che incide su alimentari, energia, trasporti e servizi, mantenere invariato l’importo di una pensione significherebbe, nel tempo, ridurne progressivamente il valore reale. L’adeguamento periodico consente invece di preservare la capacità dei pensionati di far fronte alle spese quotidiane.
Il meccanismo segue una procedura scandita da tre passaggi principali: la misurazione dell’inflazione da parte dell’Istat, la definizione annuale della percentuale di rivalutazione tramite decreto governativo e, infine, l’applicazione dell’aumento sugli assegni a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo. Le modalità di aggiornamento variano in funzione dell’importo della pensione, con un adeguamento pieno per gli assegni più bassi, parziale per quelli medi e ulteriormente ridotto per gli importi più elevati, in un equilibrio tra tutela dei pensionati e sostenibilità della finanza pubblica.
La perequazione riguarda diverse categorie di trattamenti: pensioni di vecchiaia, anticipate, di invalidità e assegni sociali. Per il 2026 vengono applicate tre fasce di rivalutazione calcolate in rapporto al trattamento minimo (TM) Inps:
- Fino a quattro volte il TM. Rivalutazione piena al 100% del tasso fissato: +1,4%. Importo fino a 2.447,4 euro.
- Oltre quattro e fino a cinque volte il TM. Rivalutazione al 90% dell’indice: +1,26%. Scaglione compreso tra 2.447,5 e 3.059,2 euro.
- Oltre cinque volte il TM. Rivalutazione al 75% dell’indice: +1,05%. Per assegni superiori a 3.059,2 euro.
Gli effetti pratici degli aumenti emergono dai calcoli sulle principali soglie. Una pensione di 1.500 euro passerà a circa 1.521 euro (+21 euro), mentre un assegno da 2.000 euro avrà un incremento di 28 euro. Per importi collocati nella seconda fascia, come una pensione di 2.600 euro, l’aumento mensile sarà intorno ai 36 euro. Un assegno da 3.200 euro crescerà di circa 43 euro, mentre per chi percepisce 5.000 euro l’incremento supererà di poco i 62 euro.
La rivalutazione del 2026, pur con valori moderati, si inserisce in un quadro più ampio di tutela del reddito dei pensionati in una fase in cui il costo della vita continua a rappresentare una variabile critica per molte famiglie.
