La Nuova Sardegna

Sassari

Lite per un incidente padre e figlio condannati

di Nadia Cossu
Lite per un incidente padre e figlio condannati

Per il più anziano, accusato di tentato omicidio, reato derubricato: inflitti 13 mesi Dieci mesi al giovane. Parte offesa un poliziotto (fuori servizio) che guidava l’auto

02 dicembre 2020
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SASSARI. Non voleva uccidere quell’automobilista con cui aveva appena avuto un diverbio e per questo il collegio presieduto da Mauro Pusceddu (a latere Giulia Tronci e Sergio De Luca) derubricando il reato ha condannato Palmiro Sini a tredici mesi di reclusione, contro i cinque anni e 11 mesi chiesti dal pubblico ministero. Dieci mesi sono stati invece inflitti al figlio Antonello, che era nel furgoncino con lui e per il quale il pm aveva sollecitato la condanna a un anno e un mese.

L’aggressione che ha fatto finire padre e figlio davanti ai giudici era avvenuta tra Sassari e la borgata dell’Argentiera. Di mezzo c’era anche un presunto coltello, mai ritrovato dalle forze dell’ordine, ma che un testimone raccontò di aver visto. E lo stesso testimone disse anche che ad impugnarlo, nel tentativo di colpire un uomo col quale c’era stato un alterco, era il 71enne Palmiro Sini. Che avrebbe urlato «ti uccido, ti uccido». Non ci riuscì perché la persona contro la quale si sarebbe scagliato praticava arti marziali ed era ben messo fisicamente. Quella aggressione col coltello gli costò all’epoca l’arresto per tentato omicidio. A giudizio era finito anche Antonello Sini, 44 anni, figlio di Palmiro, per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

I fatti erano accaduti a giugno del 2015 e tutto partì da un incidente stradale sfiorato, un battibecco tra automobilisti coinvolti su chi avesse ragione e chi torto: scesero dalla macchina, volò qualche parola di troppo e saltò fuori un coltello. Padre e figlio non sapevano che la persona con la quale era appena scoppiata la lite era un poliziotto e quando quest’ultimo aveva esibito il distintivo, Palmiro Sini si era allontanato e «dopo aver tentato più volte di aggredire l’agente che nel frattempo aveva chiamato i colleghi» (sostiene l’accusa) venne inseguito e arrestato.

In tutta questa storia, la difesa rappresentata dall’avvocato Bastianino Ventura (che assisteva entrambi gli imputati) aveva però rilevato un dettaglio importante: «Il coltello non è mai stato trovato».

Padre e figlio (il giovane era al volante) erano a bordo del loro Daily rosso e stavano svoltando verso sinistra per entrare a casa. Dietro di loro c’era l’Audi guidata da Eugenio Bianco (il poliziotto) che gli era andato quasi addosso proprio nel momento in cui il Daily era nel bel mezzo della manovra. Gli imputati sostenevano di aver inserito la freccia, il poliziotto diceva che non era così. Era nata una discussione in mezzo alla strada e tra il poliziotto e Antonello Sini ci sarebbe stata una colluttazione. Qui le versioni hanno sempre discordato su chi avesse colpito e chi avesse subìto.

Ciò che avvenne dopo furono minacce (per le quali i due sono stati condannati) e una aggressione che per fortuna non degenerò. L’avvocato Ventura, che aveva chiesto l’assoluzione dei suoi assistiti da tutti i reati, ha preannunciato il ricorso in appello.

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