La Nuova Sardegna

Sassari

Unida: «Mandato via, davo fastidio»

Unida: «Mandato via, davo fastidio»

La difesa dell’ex rappresentante tra i detenuti, revocato per le sue idee no vax

18 dicembre 2021
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SASSARI. Non vax, sempre più convinto «perchè questo non è un vaccino ma una terapia». «Più forte di prima per l’ingiustizia subita», causata dal troppo impatto mediatico che «ha dato fastidio a qualche politco sassarese, se si può chiamare così». Preoccupazione per: «la situazione del carcere di Bancali, e delle presone detenute di cui io ho portato fuori la voce, evidentemente dando molto fastidio». Sorpresa perchè: «Il motivo per cui sono stato cacciato dal mio ruolo istituzionale non lo so, perché non sono stato convocato nella riunione dei capigruppo e nemmeno nel consiglio che mi ha “licenziato”. Peraltro a tutt’oggi non ho ricevuto nessuna comunicazione ufficiale».

Tira dritto per la sua strada Antonello Unida, e affida ai social la sua verità, gli stessi social che sono stati origine della sua revoca dal ruolo di garante dei detenuti, con l’ormai celebre filmato in cui spiegava la sua posizione “no green pass”, rimbalzata dal carcere di Bancali al palazzo di giustizia e a Palazzo Ducale, per deflagrare sui media nazionali causando «una sovraesposizione mediatica negativa per Sassari che ha creato un notevole sconcerto e disagio nella comunità», recita la motivazione del “licenziamento”, votato l’altro ieri in aula.

E in una diretta facebook legge la sua “difesa”, spedita alla Capigruppo che ha deciso di confermare la richiesta di licenziamento portandolo in aula. Una difesa che dedica poche parole al tema caldo, il rifiuto del vaccino e dell’uso del green pass, e racconta il suo rapporto con gli ospiti della “struttura”, dei tamponi pagati «grazie alla solidarietà dei cittadini sassaresi, perché io per svolgere il ruolo di garante non prendo un euro di rimborso, anzi ho speso circa 20mila euro di tasca mia». E ancora del suo ruolo nei mesi caldi del primo lockdown, quando le carceri italiane erano sul punto di esplodere «e io ho evitato che scoppiasse una sommossa. Quelli sono stati i miei contatti ravvicinati con la comunità carceraria di cui mi si accusa. Si lo ammetto, ho ascoltato, abbracciato, parlato, convinto. Tutto dimenticato? Pare di sì». Sulla scelta no vax poi: «Io ho fatto una miriade di vaccini, il vaccino è uno, altrimenti si chiama terapia. E io non lo faccio. È così. Io andavo in palestra con i detenuti, abbracciavo. E non è successo niente, forse questo frigge a qualcuno». Poi l’ultimo affondo: «Quello che mi hanno fatto è una vergogna, e ci meritiamo quello che abbiamo. A questa politica non frega niente delle persone detenute. In questi giorni all’interno della struttura c’è una disperazione totale, perché le feste sono il periodo più difficile da passare dietro le sbarre. Mi hanno cacciato adesso, e per sostituirmi ci vorranno mesi. Penso che in tanti si debbano davvero vergognare». (g.bua)

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