Sassari, «Picchiato dalla polizia locale» ma il gip archivia: nessun pestaggio
Gli agenti erano finiti sotto inchiesta dopo l’arresto di un nigeriano nel 2022
Sassari Prima la lite furiosa con l’ex compagna, poi la fuga tra i vicoli del centro storico, infine calci, testate e il finestrino dell’auto di servizio in frantumi. Una serata di violenza, quella del 23 settembre 2024, che si era conclusa con un arresto rocambolesco della polizia locale, ma anche con un fascicolo della Procura aperto nei confronti degli agenti intervenuti.
Quasi un anno dopo la decisione del gip Gian Paolo Piana: per gli agenti accusati di pestaggio e difesi dall’avvocato Paolo Spano non ci sarà processo. Il giudice delle indagini preliminari ha archiviato il fascicolo: «L’uso della forza era necessario per bloccare la resistenza». Tutto comincia in via Gerolamo Araolla, nel cuore antico di Sassari. Sono le otto di sera quando le urla squarciano la quiete dei vicoli: una lite tra ex compagni, lui che perde la testa e la aggredisce con violenza. L’uomo ha precedenti e, come scriveranno i medici poco dopo, è in evidente stato di alterazione dovuto all’abuso di alcol. A chiedere aiuto è la sua ex, la donna che prova a sottrarsi alla furia dell’uomo. Le prime pattuglie della Polizia locale arrivano in pochi minuti. Gli agenti non si trovano davanti un uomo disposto a farsi portare via, ma una furia incontrollata.
Gli ordini di calmarsi non servono: l’uomo reagisce con spintoni, calci, persino con un colpo che ferisce uno degli operanti. Scatta il fermo, ma lui non ci sta. Si divincola, scappa e si infila tra i vicoli del centro, inseguito dai vigili. La corsa termina in via Torre Tonda, dove va in scena la parte più concitata della serata. Qui, secondo l’indagato, tutto cambia. «Mi ero arreso, ma mi hanno picchiato», racconterà più tardi davanti al giudice. La sua versione parla di manganelli puntati al volto, calci, persino un ginocchio sulla gola. Dice di essere stato colpito con la sua stessa cintura, sfilata dai pantaloni. Accuse gravissime, che bastano per far scattare un’inchiesta a carico degli agenti. Ma la ricostruzione della Procura è ben diversa. Le immagini delle telecamere installate in via Torre Tonda mostrano una scena differente: un uomo ancora in preda alla furia, che non smette di opporsi, scalciando e colpendo gli agenti anche dopo essere stato fermato. Tanto che i vigili sono costretti a colpirlo agli arti inferiori per immobilizzarlo.
La violenza non finisce nemmeno in auto: durante il tragitto verso il Comando, l’uomo prende a calci l’abitacolo e sfonda con una testata il finestrino, procurandosi una ferita alla fronte. Al pronto soccorso, i medici certificano uno stato di «agitazione psicomotoria in abuso di alcol». Le uniche lesioni rilevate sul corpo dell’arrestato sono quelle auto provocate con il vetro dell’auto. Eppure, la difesa non si arrende. Il suo avvocato si oppone alla richiesta di archiviazione, parla di indagini parziali, chiede di acquisire altre immagini, di sentire i testimoni, di verificare la legittimità dei manganelli Tonfa in dotazione alla Polizia locale. Il giudice, però, respinge: «Richieste generiche e meramente esplorative». Per il gip, il quadro probatorio è «chiaro»: le prove video e le testimonianze dimostrano che «l’uso della forza è stato limitato e necessario per vincere la resistenza dell’arrestato». Nelle motivazioni si legge anche che la condotta aggressiva dell’uomo non si è mai interrotta e che l’unica violenza documentata è quella da lui stesso provocata. C’è di più: a rafforzare il convincimento del giudice, anche il passato dell’arrestati. Dal casellario giudiziale emergono precedenti specifici e la testimonianza della donna aggredita conferma l’indole violenta del suo ex compagno. Di fronte a questo quadro, per il gip non ci sono dubbi: «L’intervento è stato pienamente legittimo». I giorni scorsi arriva la parola fine: il procedimento è archiviato. Gli agenti tornano liberi da ombre e sospetti.
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