Andrea Zaccagno: «Pronto a blindare ancora la porta della Torres»
Il portiere è alla terza stagione in rossoblù: «Avanti un passo alla volta, saremo ancora competitivi»
Sassari «Un passo alla volta, senza porci obiettivi o scadenze fisse: sappiamo che dobbiamo migliorare ma questa è la fase della stagione nella quale si lavora e si spinge proprio per farsi trovare pronti». Guantoni caldi, una visuale perfetta dalla linea di porta, Andrea Zaccagno è una delle certezze della nuova Torres, che ha cambiato guida tecnica, salutato alcuni elementi di peso, ma continua a tenere solide basi nella vecchia guardia.
Il test con il Latte Dolce è parso proprio una partita da...primo agosto. Come sta la Torres?
«Siamo un cantiere aperto e quell’amichevole secondo me lascia il tempo che trova. È stato un buon test dal punto di vista fisico e ci ha dato la possibilità di iniziare a mettere in pratica le indicazioni che il mister ci ha impartito durante il ritiro».
Insomma, non è proprio il momento di attendersi brillantezza e bel gioco.
«Sappiamo di dover migliorare sotto tutti i punti di vista. Non a caso il lavoro che faremo a partire da martedì (domani, ndr) sino all’esordio in Coppa Italia sarà improntato a questo».
Michele Pazienza ha già mostrato di avere un credo calcistico molto diverso rispetto a quello di Alfonso Greco. Ad esempio la costruzione dal basso non sarà più un dogma fisso. In cosa cambia il ruolo del portiere?
«Il nuovo mister ha un approccio molto pratico dal punto di vista tattico. Ovviamente il mio ruolo è cercare di difendere la porta e non subire gol, ma anche aiutare la squadra come ho fatto in questi anni nelle palle scoperte e rischiare il meno possibile».
Lei è alla terza stagione a Sassari, fa parte della vecchia guardia: cioè quelli che hanno disputato due stagioni straordinarie ma hanno preso un meteorite in testa con l’Atalanta. Quando vi leverete questa “scimmia”?
«Dal punto di vista personale mai, nel senso che non sarà possibile dimenticare una débâcle di quel genere, una sconfitta senza scuse che ha fatto male a noi, ai dirigenti e alla piazza. Dal punto di vista sportivo la archivieremo presto: per fortuna il calcio ha sempre una domenica successiva nella quale si gioca e ci si rimette in gioco, qualunque cosa sia successa la domenica precedente».
In questo sarà decisivo anche l’approccio del mister.
«Abbiamo già capito che è bravo a farci stare sul pezzo e a concentrarci sull’obiettivo più vicino».
A proposito: ci sono tanti giovani interessanti da svezzare. Sotto questo aspetto sarà importante il ruolo dei “grandi”.
«La società a mio avviso è stata brava a mettere a disposizione già dal ritiro tutti i giovani e quindi abbiamo avuto modo di conoscerci, iniziare a giocare insieme e amalgamarci. Ovviamente a differenza dell’anno scorso, quando fummo tutti confermati, ci vorrà un po’ più di tempo per arrivare alla perfezione. Ma siamo in una buona strada».
Dopo un secondo e un terzo posto e una rifondazione a livello tecnico, è possibile provare a fissare un nuovo obiettivo?
«Io dico che non dobbiamo avere frenesia, ma non penso che le aspettative si siano abbassate. Già negli scorsi anni, è bene ricordarlo, non eravamo partiti ponendoci un obiettivo fisso, ma abbiamo sempre puntato a ma fare il meglio possibile. Siamo anche andati meglio delle attese e al netto del disastro di Bergamo c’è stata una conferma. Non mi piacciono i proclami, penso che dobbiamo puntare a fare bene e vivere quasi alla settimana, cercando di far crescere l’entusiasmo e mettendo in pratica ciò che dice il mister».
Questa sarà la sua terza stagione a Sassari. La maglia della Torres ormai la sente sua?
«Dal primo giorno in cui sono arrivato ho sentito grande fiducia da parte del presidente Udassi e del diesse Colombino e in questi due anni ho ricevuto grandi dimostrazioni di affetto stima da tante persone. Questo fa solo bene a un giocatore. Spero di essere riuscito a ripagare la fiducia, confermarsi non è mai scontato ma vorrei anche migliorare là dove ho qualche lacuna. Lavoro molto bene con Pierpaolo Garau e Tore Pinna, insieme a Petriccione e Marano cercheremo di fare del nostro meglio. Il punto di partenza, per rispondere alla domanda, è il fatto che in questa società si sta bene e Sassari è una piazza calda che può darci una mano».
Lei a livello giovanile era considerato una grande promessa. Poi gli infortuni l’hanno condizionata, ma da tre anni è uno dei migliori portieri della C. Dove vorrebbe arrivare?
«Mi sono rotto entrambe le spalle e c’è voluta una grande forza mentale per venirne fuori. Ho sempre cercato di non abbattermi per fare ciò che mi piaceva. Grazie alla fiducia di Rimini e Torres sono tornato a rimettermi in gioco e a migliorare. Ho imparato che nel nostro mondo fare progetti ha poco senso. È ovvio che sogno di crescere e di avere un’opportunità in categoria che ho solo assaggiato. Mi piacerebbe farlo con la maglia della Torres. Sarebbe la ciliegina in questo percorso».