La Nuova Sardegna

Marco Colombo La magia della luce nella foto di natura

di Antonello Palmas
Marco Colombo La magia della luce nella foto di natura

Lo scatto in Sardegna del naturalista è il più bello dell’anno Primo nel concorso del Museo di storia naturale di Londra

06 novembre 2016
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SASSARI. Qualcuno ha definito quell’immagine “un Caravaggio”. «È ovviamente un’esagerazione, forse per l’effetto drammatico, la luce dorata, ma sono contento...». Marco Colombo però non ha usato il pennello, ma l’obiettivo di una macchina fotografica e la sua grande esperienza. E quello scatto sardo che immortala una testuggine palustre europea ha vinto il Wildlife Photographer of the Year, il più prestigioso concorso di fotografia naturalistica al mondo. Suo infatti il primo posto nella categoria Rettili e anfibi. Nato nell’88, ha 28 anni, vive vicino a Varese, laureato in Scienze naturali, Colombo fa il fotografo naturalista. E la Sardegna lo ispira tantissimo.

«Tra i concorsi di fotografia naturalistica il Wpy è un po’ considerato come l’Oscar – dice Colombo – , è organizzato dal Museo di Storia naturale di Londra, dove c’è stata la cerimonia. La foto è stata scattata in un fiumiciattolo nei dintorni di Oschiri. Era estate, era ridotto a una serie di pozze isolate. Com’è nato lo scatto? Stavo facendo delle uscite sul campo per fare foto per il mio libro appena uscito, “I tesori del fiume” (Ed. Pubblinova Negri), incentrato sulla biodioversità di fiumi e laghi in Italia spesso a rischio. Volevo fotografare le testuggini palustri, che in Sardegna sono ancora abbastanza diffuse ma nel resto d’Italia si sono ridotte tanto o sono sparite per la perdita dell’habitat o l’introduzione di specie americane (come la californiana, ndc)».

Una volta sul posto Colombo si è immerso: «Ho fatto due scatti di prova e lì mi sono accorto che uno dei miei due flash non funzionava. In quel caso basta invertire le batterie, ma ormai si era tutto riempito di fango e non potevo più farlo. Così ho spento anche l’altro flash e ho deciso di concentrarmi sulla luce ambiente. Ed è stata una scelta fortunata .C’erano le piante della riva attraverso le quali filtrava la luce in maniera particolare, perché l’acqua era un po’ torbida. E così l’effetto era quello, per intenderci, di una stanza nella quale filtra la luce dalla saracinesca evidenziando il pulviscolo. Le testuggini si muovevano sul fondo sollevando un po’ di fango, creando un’atmosfera un po’ particolare».

«Non faccio scatti nell’ottica di vincere concorsi – spiega Colombo, alla domanda se avesse intuito subito di aver creato una foto vincente –, ma solo per riprendere la natura. Quando è il momento di partecipare, sfoglio l’archivio e scelgo cosa mandare. Al Wildlife Photographer of the Year si possono mandare una ventina di immagini. Tra tutti i vincitori di categoria, si sceglie il premio assoluto che quest’anno è andato a Tim Laman con la foto di un orango che sale sull’albero ripreso dall’alto, utilizzando non una fotocamera vera e propria, ma una Go-pro».

Colombo è di casa in Sardegna: «Mi piace soprattutto la zona di Alghero, ci vengo in vacanza, spesso ci ho fatto dei lavori». È tra l’altro lo scopritore nel 2007 del Ragno nuragico: «Insieme agli studiosi Bruno Manunza e Arthur Decae abbiamo fatto una pubblicazione dandogli un nome». Conosce l’isola meglio di tanti sardi (collabora con l’olbiese Esa Worldwide), adora le grotte sommerse di Capo Caccia di cui custodisce ogni segreto, come la Grotta di Nereo, la più grande del Mediterraneo, e la Grotta dei fantasmi. Un’altra foto fatta in Sardegna particolarmente riuscita? «Di solito sono molto esigente con i miei lavori, ma direi quella fatta a una mobula, cugina mediterranea della manta, specie abbastanza rara. Da una barca al largo di Capo Caccia ho visto la sua figura, larga tre metri, splendida. Un’altra esperienza è stata l’incontro ravvicinato sul canyon di Caprera con una balenottera di 15 metri: niente super-foto, ma non si può immaginare che emozione sia stata».

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