La Nuova Sardegna

Il silenzio sospetto della mafia Storia di sangue e connivenze

di Alessandro Marongiu
Il silenzio sospetto della mafia Storia di sangue e connivenze

Dopo tredici anni Einaudi ripropone “La mattanza” di Carlo Lucarelli Dal maxi processo del ’69 alla strage di Capaci e agli attentati di Roma e Firenze

03 aprile 2017
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«Ci vuole una rivolta culturale, sociale ed etica nel nostro Paese. Sennò non ne usciamo fuori», ha detto la settimana scorsa don Ciotti dal palco di Locri, davanti alle venticinquemila persone che avevano sfilato per le vie cittadine durante il corteo che ha animato la XXII Giornata della memoria e del ricordo delle vittime della mafia.

Il giorno prima, le anonime scritte ingiuriose rivolte a lui e ai poliziotti avevano ricordato a tutti, se mai ce ne fosse bisogno, che nei confronti della mafia non si può mai abbassare la guardia, anche perché, al di là dei capi e degli affiliati, degli omicidi e di tutti i crimini a essa legati, nella società civile c’è chi ancora la criminalità organizzata mafiosa la sostiene, in un modo o nell’altro, e chi ancora ritiene che vestire una divisa e mettersi al servizio dello Stato sia sinonimo di infamia.

In questo quadro, ecco che “La mattanza” di Carlo Lucarelli (104 pagine, 12 euro), a distanza di tredici anni dalla sua uscita originaria, continua a essere un testo capace di svegliare o risvegliare le coscienze, specie, data anche la scorrevolezza della scrittura e la relativa brevità, quelle dei più giovani: di coloro ai quali, cioè, deve arrivare per primi l’accorato appello dell’uomo di Chiesa veneto.

Riproposto da Einaudi come libro singolo, quindi senza il dvd contenente la puntata di “Blu Notte” dallo stesso titolo trasmessa da Raitre, “La mattanza” ricostruisce il periodo che dagli anni Sessanta arriva alla fine dei Novanta: da quando il “silenzio sulla mafia”, che si cercò di infrangere con il maxiprocesso del 1969 (quello che portò solo ad assoluzioni con formula piena o per insufficienza di prove), divenne pian piano il “silenzio della mafia” – un silenzio sospetto–, conseguente alle stragi di Capaci e via D’Amelio e degli attentati di Firenze e Roma. Ci sono, tratteggiati velocemente ma con efficacia, tutti i protagonisti di un quarantennio drammatico, avviato con il sacco di Palermo grazie alle complicità dei politici, in primis Lima e Ciancimino, passato attraverso una guerra tra fazioni mafiose contrapposte che provocò mille morti in due anni, e conclusosi, appunto, con una Cosa nostra che sembrava “diventata invisibile”. Proprio perché “La mattanza” continua ad avere i meriti che ha avuto dal 2004 in avanti e perché può essere così utile ai giovani, spiace giusto che l’editore o l’autore non abbiano pensato di inserirvi qualche pagina con informazioni più recenti (a parte un rapido accenno nella prefazione, Provenzano vi risulta ancora latitante, ad esempio) ma, nel complesso, questo risulta un peccato veniale.

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