La Nuova Sardegna

Caso Weinstein, il processo entra nel vivo

di Alessandra Baldini
Caso Weinstein, il processo entra nel vivo

L’accusa: «Un predatore sessuale». La difesa: «Solo rapporti consensuali». Polemiche sulla giuria

23 gennaio 2020
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NEW YORK. «Adescava le sue vittime facendo balenare il miraggio di un futuro nel cinema, poi le continuava a seguire, esercitando influenza per prevenire denunce»: questa la tesi della procura di New York al processo contro Harvey Weinstein, entrato oggi nel vivo a New York. Due anni dopo lo scandalo che ne ha travolto la carriera, l'ex «re di Hollywood» è da ieri sul banco degli imputati in un processo che potrebbe vedere un titano dell'entertainment finire in galera per il resto dei suoi giorni per molestie sessuali e stupri.

Oltre 80 donne lo accusano, tra cui quelle che nei giorni scorsi a Los Angeles hanno portato a ulteriori incriminazioni. A New York difesa e parte civile ieri hanno argomentato il caso: foto delle vittime di Weinstein, tra cui Annabella Sciorra dei «Soprano», sono state mostrate dalla procura che ha definito l'ex produttore «predatore sessuale e stupratore». Gli avvocati di Weinstein hanno contrattaccato parlando delle «decine e decine e decine» di «affettuose email» scambiate con l'ex boss di Miramax con le «donne che verranno in aula ad accusarlo». «Contrapponiamo alle loro accuse le loro stesse parole, prima e dopo quello che secondo loro è stato violenza», ha detto Damon Cheronis, uno dei legali di Weinstein.

Oltre alle due donne le cui accuse sono al centro del processo – l'ex assistente alla produzione Mimi Haley che lo accusa di averla forzata a fare sesso orale nel luglio 2006, e Jessica Mann, allora giovane aspirante attrice, che afferma di esser stata stuprata in un hotel di New York nel 2013 – la parte civile conta di far deporre almeno altre tre donne protagoniste di tre incidenti: nel 2004 a Midtown Manhattan, a Soho la successiva primavera e in un hotel di Beverly Hills nel 2013.

«Per anni queste donne hanno interiorizzato il trauma, la paura della violenza», ha detto la rappresentante della procura, Meghan Hast. La strategia mira a scavare nel passato di «predatore» dell'imputato: le accuse non devono esser provate oltre ogni ragionevole dubbio né devono essere collegate direttamente con il processo, ma possono aiutare a respingere la tesi della difesa che tutti gli incontri sessuali furono consensuali. Non è un compito facile. A giudicare Weinstein è una giuria sulla carta favorevole: per metà maschi bianchi, un uomo di colore e solo cinque donne.

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