La Nuova Sardegna

Sassari capitale sarda dei musei

di Paolo Curreli
Il pozzo sacro di Santa Cristina, uno dei simboli della civiltà nuragica
Il pozzo sacro di Santa Cristina, uno dei simboli della civiltà nuragica

Nuova geografia tra cultura, scienza e turismo. E l’autonomia della Cittadella di Cagliari apre nuove opportunità per tutta l’isola

02 febbraio 2020
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SASSARI. Il processo di riorganizzazione del sistema museale sardo era partito il 4 dicembre scorso quando il ministro del Mibcat Dario Franceschini aveva sancito l’autonomia speciale per il Museo archeologico nazionale di Cagliari: «La nuova organizzazione del Ministero riconosce la rilevanza del Museo di Cagliari che offre attraverso la sua collezione archeologica – disse il ministro –, un’approfondita e importante fotografia della storia del territorio sardo e custodisce uno dei più antichi esempi di statuaria nell’ambito del Mediterraneo: i Giganti di Mont’ e Prama».

Un riconoscimento che proietta la Cittadella dei musei del capoluogo al vertice delle istituzioni nazionali, tra gli Uffizi e Pompei per capire, e che ha avuto un importante effetto su Sassari, città che accoglierà la sede della Direzione regionale dei musei – ex Polo museale –, unica città italiana non capoluogo regionale ad ospitare la sede della nuova governance museale. Ricapitolando Cagliari conquista una meritata rilevanza col riconoscimento di autonomia ma, ovviamente, avendo un unico direttore di livello internazionale a coordinare le varie istituzioni cittadine, dovrà “cedere” la Direzione regionale a Sassari, città che col suo Museo Sanna, la Pinacoteca e la vicina Area archeologica di Porto Torres può vantare una lunga storia di gestione museale.

Una riforma che riequilibra la geografia culturale della Sardegna e, si spera, possa avere un effetto benefico sulla tutela e restauro, sugli studi scientifici e sull’attrazione del turismo culturale. Se si volesse disegnare una mappa dei siti del patrimonio isolano che da ieri ricadono sotto la custodia della Direzione sassarese, – senza addentrarsi nella complessa divisione tra beni immobili comunali, mobili museali, soprintendenza e università – si farebbe prima a escludere con un cerchietto rosso Cagliari, tutto l’enorme resto c’è.

Un patrimonio immenso. Dai primi segni dell’uomo nell’isola, alle civiltà prenuragiche col loro simbolo più iconico: l’altare di Monte D’Accoddi. La fitta rete delle torri nuragiche che attraversa ogni angolo dell’isola, storia che diventa paesaggio imprescindibile dei sardi. L’arrivo dei Romani, che sta rivelando sempre nuove scoperte, e via di seguito attraverso un Medioevo originale e ancora misterioso. Il patrimonio pittorico dei magnifici retabli. Una strada che attraversa il Novecento della pittura e dell’archeologia industriale.

Una mappa di storia, cultura e identità che ha dei punti di riferimento: il Museo Sanna di Sassari, scrigno che aspetta una riapertura e una completa ridefinizione in chiave più aggiornata dei suoi tesori. L’Archeologico di Nuoro e quello di Alghero, musei che possono essere poli di attrazione fortissimi del turismo culturale, il Compendio Garibaldino e il Memoriale di Caprera, l’Area archeologica di Nora, il Museo archeologico nazionale Antiquarium Turritano e l’area archeologica di Porto Torres. La straordinaria Pinacoteca di Sassari, con una collezione sconosciuta a larga parte perfino dei sardi. L’elenco sarebbe lunghissimo, le opportunità molte e confermate dall’interesse del pubblico ogni volta che questo patrimonio viene pubblicizzato e offerto alle visite. Sotto gli occhi di tutti i numeri della Reggia nuragica e della Casa Zapata di Barumini: circa 160 mila biglietti staccati l’anno scorso. Risultati che sembrano eccezionali ma ancora lontanissimi dai 253 mila visitatori del museo di Capodimento a Napoli, che chiude come ultimo la top ten dei musei italiani più visitati nel 2019. Lista aperta dal Colosseo con 7 milioni e 500 mila visitatori e gli Uffizi di Firenze, 4 milioni e 300 mila biglietti staccati l’anno scorso, secondo la classifica stilata dal Mibcat.

Un mercato immenso che può allontanare almeno per un giorno i turisti dalle spiagge e realizzare la sempre sognata “stagione lunga”. Questo per quanto riguarda la voce “turismo” rientrata nella denominazione del ministero con Franceschini di nuovo al comando. Altrettanto importante la ricerca scientifica su un territorio, e sulla storia di un popolo, tenuto colpevolmente “all’ombra della storia” che, invece, ha ancora moltissimo da raccontare. Un riassetto territoriale che dovrà dare nuovo ossigeno, con urgenti finanziamenti, ai numerosi cantieri di restauro e alla tutela di un patrimonio che ha nella diffusione in un vasto territorio la sua forza e insieme la sua fragilità. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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