La Nuova Sardegna

Donne libere e coraggiose sul red carpet

di Francesca Pierleoni
Donne libere e coraggiose sul red carpet

Chi sono le cinque interpreti candidate a ricevere la statuetta come migliore attrice

11 aprile 2021
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I ritratti di due leggende della musica, Billie Holiday e Ma Rainey, una vendicatrice contro gli abusi maschili, una madre alle prese con il lutto più difficile da affrontare e una nomade moderna.

Sono i cinque ruoli che hanno portato Andra Day (“The United States vs. Billie Holiday”), Viola Davis (“Ma Rainey’s Black Bottom”), Carey Mulligan (“Una donna promettente”), Frances McDormand (“Nomadland”) e Vanessa Kirby (“Pieces of a Woman”) in gara per l’Oscar alla migliore attrice protagonista. Una corsa che al momento sembra senza una favorita definita, tenendo in considerazione comunque che Viola Davis sia la fresca vincitrice del Sag Award premio assegnato dal Sindacato degli Attori, spesso indicativo per gli Oscar. La tallonano Carey Mulligan al quale è andato fra gli altri il Critics Choice Award e Andra Day, che ha conquistato il Golden Globe. Senza dimenticare che Vanessa Kirby affronta la sua prima nomination con la vittoria per il film della Coppa volpi a Venezia, e che Frances McDormand è molto amata dai votanti dell’Academy (ha già due Oscar all’attivo). Dopo aver fatto la storia degli Academy Awards, come attrice nera che ha ricevuto più nomination (quattro), Viola Davis, già vincitrice nel 2017 della statuetta come miglior attrice non protagonista per “Barriere”, potrebbe diventare (come Andra Day) la seconda attrice afroamericana, dopo Halle Berry nel 2002, a vincere l’Oscar come miglior attrice protagonista con “Ma Rainey’s black bottom” di Charles C. Wolfe (su Netflix), con Chadwick Boseman (per lui la candidatura postuma fra gli attori protagonisti). Un film, che come “Barriere” è tratto da un dramma di August Wilson ed è coprodotto da Denzel Washington. La grande interprete regala intensità e pathos nei panni di Ma Rainey, la Madre del blues. Una donna carismatica e libera, anche nella sua sessualità.

Torna in gara per gli Oscar, a 11 anni dalla nomination per “An education”, la londinese Carey Mulligan, classe 1985, che dà volto alla camaleontica vendicatrice del revenge movie/commedia nera “Una donna promettente” (in Italia da fine aprile) della regista Emerald Fennell, con Margot Robbie coproduttrice. Il personaggio principale, è Cassie, trentenne che punisce a modo suo gli uomini che approfittano di donne ubriache, confuse o che appaiono indifese. «Al di là del genere e dei toni, dal divertente al terrificante, senti che la storia – ha spiegato l’attrice – parla di traumi e vite reali».

La 36enne Andra Day, cantautrice e interprete di grande classe, conquista la sua prima candidatura grazie alla prova quasi simbiotica offerta in in “The United States vs Billie Holiday” di Lee Daniels. Il film racconta la cantante nei 12 anni finali della sua vita quando l’Fbi la rende bersaglio di una sorveglianza ossessiva per il suo impegno antirazzista. «Mi ha stupito la sua forza, la sua capacità di combattere da sola, il suo potere interiore» ha detto Andra Day. Dopo aver conquistato il pubblico internazionale con la sua interpretazione della principessa Margaret giovane in The Crown, la britannica Vanessa Kirby, classe 1988, debutta tra i nominati agli Oscar, nei panni di una madre alle prese con un lutto devastante, quello per la morte della figlia appena nata, in “Pieces of a woman” di Kornel Mundruczo (disponibile su Netflix). «Cercavo qualcosa che mi spaventasse, una sfida – ha sottolineato l’attrice –. Non sono madre e mi sono ritrovata in questo ruolo quasi animalesco che rappresentava però il dolore di tante donne». La regina del set più anti diva di Hollywood, Frances McDormand, già vincitrice di due Oscar, nel 1997 per “Fargo” e nel 2018 per “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, torna in gara, sia come attrice protagonista che come coproduttrice di “Nomadland” di Chloé Zhao, Leone d’oro a Venezia 2020 e in arrivo su Star (Disney+) dal 30 aprile. Nel film Frances McDormand è Fern, che si unisce ai workcamper, cioè quei lavoratori anziani che si spostano per le strade Usa come nuovi nomadi in cerca di lavori stagionali.

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