La Nuova Sardegna

Riparte Is Real, il cinema fatto dalle donne

di Paolo Coretti
Riparte Is Real, il cinema fatto dalle donne

Dal 25 al 30 maggio a Nuoro e in presenza la rassegna targata Isre. Lo sguardo femminile dietro la macchina da presa 

12 maggio 2021
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“Essere donne” è una rassegna cinematografica retrospettiva curata da Daniela Persico e dedicata ad alcune figure fondamentali della regia al femminile. Sarà l’asse portante della prossima edizione del festiva “Is Real - Festival di cinema del reale”, che si svolgerà a Nuoro dal 25 al 30 maggio organizzato dall’ Isre (Istituto Superiore regionale etnografico) in collaborazione con Banco di Sardegna e Fondazione Sardegna Film Commission. Un programma pensato anche per celebrare il 150° anniversario dalla nascita di Grazia Deledda (della quale il complesso museale dell’Isre si occupa di gestire la casa natale e celebrarne la memoria con congressi e pubblicazioni)

SPAZI D’AZIONE. «Non è appropriato definirle pioniere, visto che fin dagli albori dell’invenzione cinematografica le donne trovano un loro spazio d’azione in un campo ancora in totale definizione – spiega la curatrice Daniela Persico – quanto piuttosto esploratrici, mosche bianche in un territorio d’egemonia maschile (quello del cinema tra gli anni Quaranta e Settanta), che riescono a trascendere addentrandosi in nuovi territori ancora ampiamente da scoprire. Senza paura di infrangere i codici della rappresentazione vigente, armate solo del buon senso e di quella artigianalità che permetterà loro di realizzare capisaldi della storia del cinema “con quello che a Hollywood si spende per il rossetto”, come dirà Maya Deren».

“Essere donne” prende il nome da un film della documentarista Cecilia Mangini, morta a 94 anni lo scorso gennaio. Il progetto si articola in quattro percorsi che raccolgono le opere di studiose, poetesse, artiste e performer che non hanno avuto paura di mettersi dietro la macchina da presa per sperimentare le possibilità relazionali del mezzo.

RELAZIONE COL SOGGETTO. Proprio a questo tema è legato il primo dei quattro percorsi proposti da Is Real, che attraversa mezzo secolo mettendo a confronto le pratiche dirompenti di quattro artiste che con le loro opere hanno cambiato la relazione con il soggetto filmato: l’antropologa statunitense Margareth Mead che riprende le danze di Bali negli anni Trenta rompendo i tabù sulla rappresentazione di una cultura lontana (in “Dance and trance in Bali”, montato nel 1952); la performer Maya Deren che fa compiere alla camera evoluzioni al ritmo di danza entrando in sintonia con il rituale Wu-tang (in “Meditation on Violence”, 1948); la poetessa iraniana Forough Farrokhzad che si avvicina ai lebbrosi, esclusi dalla società, restituendo loro attraverso le immagini la dignità negata (in “The House Is Black”, 1962); fino all’artista vietnamita Trinh T. Minh-Ha, che con il suo primo video stabilisce nuove assonanze nell’indagine etnografica ma al contempo intima sul popolo Sereer in Senegal (in “Reassemblange”, 1982).

LOTTA POLITICA. Il secondo percorso si concentra su un momento fondante della presa di consapevolezza femminile nella società, tra gli anni Sessanta e Settanta: periodo in cui la lotta politica passa anche attraverso lo stare dietro la macchina da presa, strumento per ridefinire fuori e contro i canoni patriarcali l’immagine della donna nel mondo dei media. Antesignano proprio il film di Cecilia Mangini da cui prende il nome la rassegna, “Essere donne” (1964), che parte dall’immagine artefatta trasmessa dalle pubblicità per poi dare spazio alle donne-lavoratrici, inascoltate nei loro diritti di madri e di operaie. Poi dai filmati sperimentali della svedese Gunvor Nelson, in cui la protagonista acquista la sacralità laica di colei che dona la vita offrendo il primo parto all’occhio del cinema (“Kirsa Nicholina”, 1969), si passa a quelli militanti di Carole Roussopulos, che traduce in cinema i circoli di autocoscienza femministi consegnando al presente problematiche tutt’altro che sopite (“Y’a qu’a pas baiser”, 1971) e all’eclettica cineasta Agnès Varda che ritrae le donne con un pizzico d’ironia liberatrice (“Réponse de femmes”, 1975), cifra stilistica che ritorna nella performance filmata dall’americana Su Friedrich (“Cool Hands, Warm Heart”, 1979), ormai rivolta a una società pronta ad immaginare altre forme di sessualità.

STATI DELL’ANIMA. Il terzo percorso è un omaggio all’autrice che più di tutte ha marcato un cinema ad “altezza di donna”: Chantal Akerman, che con le sue inquadrature segna uno stato dell’anima che è anche una presa di distanza dalle consuetudini del cinema d’autore maschile. “News from Home” (1977), uno dei suoi film più intimi e sofferti, affronta il rapporto con la madre, sollevando interrogativi sull’eredità di un’educazione da cui si sono prese le distanze ma di cui si sente ancora addosso il peso.

DISCRIMINAZIONE SOCIALE. Il quarto percorso allarga lo sguardo ad autrici irriverenti, che hanno messo al centro della loro ricerca una battaglia politica che partiva dal femminismo per abbattere lo sfruttamento sociale e la discriminazione: dalla prima rappresentazione esplicita di una coppia lesbica di Barbara Hammer (“Dyketactics”, 1974), autrice che in seguito si dedicherà al documentario sociale, alla testimonianza ambigua dell’omosessuale afroamericano Jason, la cui autenticità viene più volte pungolata dalla filmmaker Shirley Clarke (“Portrait of Jason”, 1967).

PRATICHE PLURALI. Il cinema, grazie a questi sguardi “al femminile”, ha infranto i tabù della rappresentazione (da quelli più eclatanti come il parto e l’omosessualità, fino a quelli meno evidenti, come lo svelamento del volto delle operaie e dei corpi in trance), ma ha anche aperto l’esplorazione di territori oggi molto in voga, dall’antropologia partecipata sempre più vicina a un cinema immersivo fino alla relazione tra cinema e arte contemporanea che gioca su una pluridisciplinarità e una libertà di pratiche cara ad autrici come Deren, Akerman e Varda.

SGUARDO SUL FUTURO. La rassegna si chiude con uno sguardo al futuro: nella speranza che si raggiungano le desiderate pari opportunità, ma nella consapevolezza che la strada da percorrere sia ancora lunga, si offre uno spazio a quattro giovanissime filmmaker che stanno emergendo nel panorama del cinema del reale italiano: Caterina Biasucci, Giulia Cosentino, Doriana Monaco e Perla Sardella. Un’occasione di scambio tra chi ha segnato la storia e chi si trova a compiere i primi passi in quella stessa direzione.



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