La Nuova Sardegna

1924. Lo sdegno della Nuova Sardegna per il delitto Matteotti e le violazioni delle libertà

di Fabio Canessa
1924. Lo sdegno della Nuova Sardegna per il delitto Matteotti e le violazioni delle libertà

Il divieto di commemorare l'oppositore ucciso. La sottoscrizione pubblica, le offerte di Berlinguer e Segni

09 novembre 2021
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Una pagina nerissima per l’Italia. Punto di non ritorno di un’escalation di violenze. Momento di svolta del fascismo che da lì a poco, superata l’ondata di sdegno nell’opinione pubblica causata da quell’efferato omicidio, si troverà la strana spianata per l’instaurazione di un regime pienamente autoritario. Di una dittatura a viso aperto. Giacomo Matteotti è la vittima più nota di quella stagione drammatica della storia italiana. Il giorno dell’orrore è il 10 giugno del 1924 (anche se il corpo sarà ritrovato due mesi dopo, il 16 agosto). È pomeriggio quando il deputato socialista esce dalla sua casa a Roma in via Pisanelli per andare alla biblioteca della Camera. Sul Lungotevere Arnaldo da Brescia trova ad attenderlo un gruppo della polizia fascista. Dopo un violento scontro viene tramortito e caricato su una Lancia che oltrepassa Ponte Milvio e si dirige verso la campagna romana. Durante il tragitto Matteotti non si arrende, la colluttazione riprende e i suoi rapitori lo uccidono. La notizia inizia a girare, però, soltanto due giorni dopo e sarà protagonista a lungo sui giornali.

Il malcontento generale è forte come ricorda La Nuova Sardegna del 15 giugno che titola “L’enorme impressione per l’orrendo assassinio dell’on. Matteotti”, dando alcuni particolari sulle ricerche e l’arresto dei primi indiziati. Tra questi Amerigo Dumini, a capo del gruppo di squadristi che ha ucciso l’esponente socialista. Nei giorni seguenti continua l’attenzione del quotidiano. Per esempio il 17 e 18 tiene banco il fallito tentativo di fuga dal Paese di Filippo Filippelli, direttore del quotidiano fascista Corriere d’Italia coinvolto nel delitto per aver fornito l’auto ai sequestratori. Il 20 si prende il titolo, invece, l’arresto come mandante di Giovanni Marinelli: ex segretario del partito fascista. Ma oltre le notizie a livello nazionale, la scomparsa dell’oppositore antifascista ha riscontro anche sulla cronaca locale. In un articolo del 24 giugno si annuncia che «Nel trigesimo del suo tragico martirio, l’on. Matteotti sarà solennemente ed austeramente commemorato nella nostra libera Sassari». L’iniziativa prevedeva la partecipazione anche dei quattro deputati sardi dell’opposizione che erano Mario Berlinguer, della lista Opposizione costituzionale, Palmerio Delitala del Partito popolare, Emilio Lussu e Pietro Mastino del Partito sardo d’Azione.

«È probabile – si legge – che alla cerimonia, che avrà carattere di raccoglimento e austerità, interverranno i quattro deputati sardi dell’opposizione e altre personalità politiche». Il breve articolo si chiude ricordando che «la commemorazione onde non offrire il più vago pretesto ad alcun incidente, sarà privata e si accederà al locale mediante inviti».

Nonostante questa precauzione pochi giorni dopo arriva il divieto. La Nuova Sardegna riporta la notizia del rifiuto del commissario prefettizio della concessione del teatro civico, richiesto dal comitato dell’iniziativa, e la sua intenzione di porre delle limitazioni alla commemorazione anche nella forma privata annunciata dagli organizzatori. Limitazione relativa al numero di invitati ribadita da un incontro tra gli avvocati Angelo Panu, Pietro Moro e Mario Berlinguer (rappresentati del comitato) con il vice questore. Tutta la vicenda è approfondita sul giornale del 10 luglio con un emblematico titolo: “L’illegale divieto della commemorazione privata di G. Matteotti”. Un articolo in cui il comitato denuncia «questa aperta violazione delle più elementari libertà statutarie» e «segnalando con sdegno all’isola ed all’Italia il nuovo arbitrio fascista delibera di iniziare una pubblica sottoscrizione perché alla sacra memoria di Giacomo Matteotti sia innalzato un ricordo nel giorno auspicato in cui la libertà da lui sognata rivendicherà l’onore e la dignità d’Italia».

A fianco compare la prima lista delle sottoscrizioni che si ricevevano anche negli uffici della Nuova Sardegna. Insieme ai nomi più importanti delle opposizioni, dai rappresentanti già citati a Stefano Saba e Antonio Segni fino ad Arnaldo Satta Branca (tutti con 15 lire a testa), compaiono tra gli altri «Un impiegato comunale costretto ad apparire fascista», «Uno studente», « Una povera vecchia». Con un’ampia adesione, sarà una forte dimostrazione simile a quelle di altre città italiane. Anche se non basterà per arginare l’ascesa del fascismo che passata la tempesta ne uscirà più forte di prima, fino al discorso del 3 gennaio del 1925 in cui Mussolini assumendosi la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto avvenuto darà inizio a una vera e propria dittatura.

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