La Nuova Sardegna

ILLUSTRAZIONE 

Antonio Gramsci Questo fantastico e colorato mondo

Antonio Gramsci Questo fantastico e colorato mondo

Sedici lettere scritte fra il 1926 e il 1934 sono diventate altrettante microstorie in un libro illustrato di 72 illuminanti pagine made in Sardegna, tra le colline della Marmilla, Ortacesus, Nuove...

14 novembre 2021
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Sedici lettere scritte fra il 1926 e il 1934 sono diventate altrettante microstorie in un libro illustrato di 72 illuminanti pagine made in Sardegna, tra le colline della Marmilla, Ortacesus, Nuove Grafiche Puddu. Titolo, su copertina rigida: “Antonio Gramsci, elefanti con le ali e altri racconti”.

Lo pubblica la nuorese Imago, gemella dell’editore Il Maestrale, con innovativi disegni realizzati con tecniche digitali e classiche. Illustrazioni a colori, domina il pastello, arte grafica nella quale lo stesso Gramsci eccelleva pur senza tecnologie, privo di computer e simili.

Racconto per immagini

Un linguaggio visivo che ha nelle sue corde quello politico del pensatore nato ad Ales il 22 gennaio 1891, vissuto a Ghilarza, Cagliari e Torino e morto torturato dai fascisti a Roma il 27 aprile del 1937 dopo anni di carcere durissimo. È un altro modo di far ammirare Gramsci con l’opera di un autodidatta nato sotto l’Ortobene, Fabio Coronas, 45 anni, studi di Giurisprudenza dopo il liceo scientifico, padre di Elisa ed Emma, bimbe figlie d’arte «che disegnano molto bene a pastello». Un libro che diventerà strenna per il Natale che si avvicina, poca politica da ragion pura ma intensa umanità che fa apprezzare ancorpiù la grandezza dell’autore dei “Quaderni del carcere”. Qui ritorna il volto di quel Gramsci che decenni addietro, nella stessa Barbagia dell’editore, sulle facciate delle case di Orgosolo, aveva proposto Francesco Del Casino, professore toscano che, in anni difficili, ha segnato il decollo culturale del “paese dei murales”.

Tanti murales gramsciani, Ordine Nuovo, «sos aguzzinos de su capitale», la lettera alla mamma («vorrei che tu comprendessi che io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico»). Tomaso Montanari, rettore dell’università per stranieri di Siena, storico dell’arte tra i più autorevoli, ha scritto: «Del Casino non ci parla delle idee di Gramsci: no, ci parla della sua grande testa, della sua meravigliosa capigliatura ribelle. Questo corpo di Gramsci torna a dialogare con i nostri, di corpi. Ci sentiamo, ci annusiamo, ci sfioriamo. Gramsci è vivo».

Anche Coronas – in forma personalissime – compie lo stesso miracolo. Il viso loquace di Gramsci, i suoi occhi che vogliono radiografare il mondo, capelli folti e scomposti da dove emergono code d’animali, ali di uccelli. C’è Gramsci in cella davanti a uno scrittoio, un foglio e una matita; la mela rossa col riccio incantato che la osserva e poi se la ritrova sul dorso tra gli aculei; una volpe spericolata che si lancia a capofitto in un dirupo e guarda i bambini che le lanciano sassi ma lei «ricominciava a guardarci beffarda e sorniona». La proboscide di un elefante che tiene una penna vicina alle narici, su un improbabile naso gli occhiali descritti in quella “lettera a Delio” dove si chiede «chissà che enormi grattacieli (gli elefanti) avrebbero dovuto costruire».

Nostalgia di giovinezza

Folletti, tinozze, rospi, la cresta a caleidoscopio di una gallina, la lettera sul barbabucco al «Caro Julik – dove confessa – di aver ricevuto con molto entusiasmo i tuoi nuovi disegni, si vede che sei allegro. Ma dimmi: sai fare altri disegni che non siano per burla? Io da ragazzo disegnavo molto, ma i disegni erano piuttosto lavori di pazienza; nessuno mi aveva insegnato».

Anche a Coronas nessuno ha insegnato design. Giulio Concu, che ha curato l’editing, va sulle orme gramsciane. Scrive che questo moderno lavoro grafico «rivela la nostalgia per il mondo del fanciullo felice qual era stato Gramsci in Sardegna, racconta delle sue avventure in campagna, di quando si poneva le stesse domande di tutti i ragazzi del mondo. E appaiono scorci della sua natura umana, come l’amore per gli animali che praticava perfino in prigione addestrando passerotti». Si leggono le lettere inviate alla moglie Giulia Schucht violinista russa, alla cognata Tatiana, ai due figli Delio e Giuliano, alla madre e agli amici «nelle quali descriveva la sua vita in carcere e si lasciava andare ai ricordi». E già nelle pagine del colofon introduttivo si sorride e si riflette. Compaiono i bozzetti di un cane e di un «topo che salvò il paese dal disboscamento».

Il primo tratto da una lettera al “caro Delio”: «Un cane, anche se piccolo piccolo, dà molte più soddisfazioni di un pappagallo, perché gioca con il padrone, si affeziona. Il mio si vede che era rimasto un cane bambinello perché, per mostrarmi il massimo del suo entusiasmo, si metteva sulla schiena e si faceva la pipì addosso».

L’altro racconto, datato primo giugno 1931, in una lettera alla «carissima Giulia», Gramsci ambientalista parla di un bambino che non può fare colazione perché un topo ha bevuto il latte. Favola da Fiera dell’Est che piacerebbe a Greta Thumberg e ai ragazzi del Fridays for Future, il movimento internazionale chiamato # Climate Strikre (Sciopero per il clima). Le immagini – gufi e tartarughe, falchi e cornacchie – danno valore aggiunto. Come i due passerotti bianchi e grigi quasi tenuti per mano da Gramsci sullo sfondo delle grate di una cella. E così «riscopriamo la sua ricca umanità, ritrovando il bambino portato a guardare oltre per sopportare la sofferenza e la sua triste realtà quotidiana». In principio – diversi anni fa – era stato Luca Paulesu, avvocato con studio a Firenze, nipote di Teresina, la sorella del cuore di Antonio Gramsci. Nel 2012, per Feltrinelli, aveva pubblicato una biografia a immagini dello zio, tracciandone una singolare identità umana. Nella prima vignetta del libro “Nino mi chiamo” si leggeva: «Sono sardo, sono gobbo, sono pure comunista. Dopo una lunga agonia in carcere, spirerò. Nino mi chiamo».

Nelle vignette successive Paulesu ripercorreva «idee, riflessioni, lotte, amori – e inseriva – sequenze di testo che raccontano la vita dell’uomo con passi importanti delle opere del politico e dell’intellettuale». Questo volume di Imago farà certamente amare ancorpiù Gramsci. E Gramsci farà politica non solo con le parole ma con i tratti di una sorta di penna passata sullo schermo di un tablet. Noemi Ghetti, che con “Gramsci e le donne” (Donzelli editore) ha vinto il Premio Fiuggi Storia 2020, dice che “il bel libro felicemente illustrato da Coronas sarebbe molto piaciuto a Gramsci, fantasioso autore dei racconti e a sua volta estroso disegnatore di fumetti.

Rivoluzione dal basso

Racconti che testimoniano come anche in questo modo Antonio coltivasse tenacemente fin da ragazzo la sua originalissima idea di cultura, lontana da ogni sussiego intellettualistico e rivolta agli esclusi ignorati dalla Storia: bambini, donne, operai e contadini. Una rivoluzione dal basso, senza armi, ma del pensiero e della parola, purtroppo anche oggi duramente osteggiata nella scuola pubblica italiana. Non uno, ma cento di questi libri dovrebbero frequentare le librerie di bambini e adulti”. Paolo Floris, attore sardo (di Paulilatino) formatosi alla scuola del teatro di narrazione di Ascanio Celestini, regista di “Gramsci spiegato a mia figlia”, osserva: «L’opera di Coronas mi ha fatto tornare ai libri essenziali dei fratelli Grimm o di Andersen. Forse per i disegni che sono molto giusti o forse perché penso che Gramsci, per i piccoli, debba diventare essenziale come per noi è stato Cappuccetto Rosso. Coronas propone un compendio di educazione civica intriso di passione e di cuore, fondamentale per i più piccini ma anche e soprattutto per i grandi di oggi che l’educazione civica, la lotta alle crescenti ingiustizie sociali se la sono proprio dimenticata. Ripartire da Gramsci che lottava contro le dittature e che voleva la parità fra gli uomini. Voleva istruzione, istruzione, istruzione. Forse solo così ci salveremo».

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