La Nuova Sardegna

L’intervista

Jacopo Cullin: «Dopo Sassari voglio fare ridere anche l'Italia»

Alessandro Pirina
Jacopo Cullin: «Dopo Sassari voglio fare ridere anche l'Italia»

L'attore riparte con il tour e punta a varcare il Tirreno

04 luglio 2022
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Dopo il tutto esaurito nei teatri ora Jacopo Cullin va alla conquista delle platee estive. L'attore cagliaritano porterà da nord a sud il suo spettacolo "È inutile a dire!". Sabato 9 luglio sarà a Porto Rotondo, il 17 ad Alghero, il 20 a Fonni, il 22 a Tharros, il 30 alla Marina di Cardedu. E poi il 6 agosto alle Miniere di Montevecchio, il 27 a Monserrato e il 2 settembre a Monteponi. Otto date in cui Cullin, incalzato da Gabriele Cossu, metterà in scena tre dei suoi storici personaggi: Signor Tonino, Salvatore Pilloni e Angioletto Biddi 'e Proccu.

Cullin, com'è stato tornare sul palco lo scorso inverno dopo quasi due anni di lontananza?
«Psicologicamente prepotente. Dopo il lockdown al massimo i teatri potevano contenere 200 persone. Quindi ritornare davanti al pubblico con la sala piena è stato emotivamente forte. Le mie prime parole sul palco sono state: "non posso iniziare uno spettacolo comico commuovendomi...". A darmi la botta ci ha pensato la prima risata del pubblico. Anche se tutti erano con la mascherina».

Già la mascherina, che effetto faceva dal palco?
«Quando si accendevano le luci sembrava di essere in sala operatoria: mille chirurghi che ti guardano. Per fortuna anche se non li vedi ridere, li senti. Per capire che si stavano divertendo mi basavo sui loro movimenti: testa avanti e indietro, manate sulle cosce. Il linguaggio del corpo non è poi così diverso. Gli applausi invece sono uguali, con o senza mascherina».

Ora il tour estivo, si parte il 9 da Porto Rotondo. Ci sono differenze rispetto allo spettacolo portato in scena nei teatri?
«Ogni sera sarà uno spettacolo in parte diverso, ci sarà sempre spazio per l'improvvisazione, per le interazioni con il pubblico. A questo proposito lo scorso inverno mi ha stupito piacevolmente la reazione del pubblico di Sassari e Nuoro. Un po' avevo il timore che, essendo di Cagliari, non mi capissero. Il mio è uno spettacolo in italiano, c'è un solo personaggio che a volte parla in sardo, ma paradossalmente è quello che faceva ridere di più anche al nord. Insomma, stupidamente avevo un po' di paura ma è stata sconfessata dal pubblico».

Per un sardo è difficile fare ridere oltre Tirreno?
«Sì, perché ci sono dei pregiudizi. Basati sul nulla ma esistono. Lo dico per esperienza diretta: "non sembri sardo - mi sono sentito dire più volte -. I sardi non sono famosi per essere divertenti". Ma in realtà in Sardegna la comicità eccome se c'è: nei bar, nei mercati...».

In questo momento è a Bari sul set della seconda serie di "Lolita Lobosco": come è stato ritrovarsi con Luisa Ranieri e gli altri membri del cast?
«Più divertente della prima votla, perché già ci conoscevamo tutti. Era stata la prima serie girata con il Covid e quindi ritrovarci dopo quasi due anni è stato molto bello. L'altra volta non sapevamo come sarebbe andata, oggi invece siamo consapevoli che è stato un successo, la fiction più vista come share. E da quattro puntate passiamo a sei, che andranno in onda in inverno. Le aspettative, dunque, sono altissime».

Nel frattempo è anche nel cast di "Esterno notte", la serie sul caso Moro diretta da Marco Bellocchio presentata a Cannes che andrà in onda su Rai 1 in autunno. Com'è stato lavorare con il Maestro?
«Il ruolo è piccolo ma se ti chiama Bellocchio ci vai anche a nuoto. In Italia ci sono tanti registi bravi ma lui è l'ultimo vero maestro. È stata una occasione incredibile. Anche quando non giravo andavo a fianco a lui per vedere come si comportava. E devo dire che dà la stessa attenzione a tutti. Cura nel dettaglio ogni cosa: questa cosa è stata per me straordinaria. È stato una sorta di workshop».

Che ruolo ha?
«Faccio Luigi Zanda, ai tempi portavoce di Cossiga, interpretato da Fausto Russo Alesi».

Dopo il tour estivo e Lolita Lobosco?
«Ci sono un po' di cose in ballo, lo saprò a breve. Ma sa cosa mi piacerebbe fare? Un tour di 4 o 5 tappe fuori dalla Sardegna. A Cagliari sono venuti tanti fiorentini, torinesi, romani che si trovavano nell'isola. Ridevano a tutte le battute. "Non solo a Sassari e Nuoro, mi hanno capito anche loro", mi sono detto. E così, anche alla luce di tante richieste, ora sto pensando di fare questo passo».

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