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L’addio silenzioso a Iolanda Tegas la nonna scrittrice e memorialista

PERDASDEFOGU. Voleva scriverne un altro di libro, dopo “La mia storia”, edizioni Trudu Cagliari, del 2013. Un volume di 122 pagine con la vita di una famiglia e di un paese, Perdasdefogu, dov’era...

17 aprile 2020
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PERDASDEFOGU. Voleva scriverne un altro di libro, dopo “La mia storia”, edizioni Trudu Cagliari, del 2013. Un volume di 122 pagine con la vita di una famiglia e di un paese, Perdasdefogu, dov’era nata 93 anni fa. Senza il conforto dei paesani, Iolanda Tegas – nonna memorialista – verrà sepolta oggi, con i soli familiari, nel cimitero di Palasineddu dove sarà don Luca Fadda a benedire la salma. Le è stata fatale una caduta nella sua casa alle porte di Cagliari. In ospedale, per le norme Covid 19, non l’hanno potuta vedere neanche le figlie. Iolanda Tegas, quasi autodidatta, aveva presentato il libro domenica 3 aprile 2016 nell’auditorium della biblioteca “Daniele Lai” con Francesca Lai e il sindaco Mariano Carta. Un volume con una serie di fotografie e “storie” che raccontano – con semplicità pari all’intensità – un secolo di vita tra Perdasdefogu e Cagliari, il fascismo e la guerra, la ricostruzione, le difficoltà e i successi, il ricordo del marito Mario Demontis mitragliere di Marina durante la seconda guerra mondiale e poi imprenditore (era stato il primo a creare una blocchiera). Un libro – come scrive nella prefazione Manfredi Podda – dove emerge l’autrice «orgogliosa di sentirsi protagonista della comunità, magari ingoiando una dose di olio di ricino con un sorso di marsala per renderlo meno schifoso».

Negli anni precedenti erano usciti, di Giuseppe Lai “di Regina” il libro “Su chercu di Perdasdefogu”. Erano seguiti i libri di Giovanni Spano, dello storico Felice Tegas (fratello di Iolanda) e quello del bibliotecario Giampaolo Mura “Sa pantuma de Abbamessi”. Poi S’Angurtidorgiu del Gruppo Grotte, i testi di Manfredi Podda e Ubaldo Lai. Nel 2013 aveva esordito nella narrativa Francesca Melis, con “La seconda chance” (Albatros). “Zia Iolanda” aveva aperto la strada. (g.m.)

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