La Nuova Sardegna

Olbia

La risorsa idrica

Siccità, la Gallura non è al sicuro: «Servono impianti e nuove dighe»


	La diga del Liscia
La diga del Liscia

Il Consorzio di bonifica: «Non possiamo dipendere solo dal Liscia»

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Olbia La prima pietra fu posata tredici anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ma il problema è che dal 1958 a oggi è successo praticamente di tutto: moltiplicazione dei residenti, turismo internazionale, cambiamento climatico e agricoltura in continua espansione. La diga del Liscia, che porta l’acqua nei rubinetti e nei campi in tutta la Gallura, non fa dormire sonni tranquilli. «Il pensiero di dipendere da un solo invaso non può non preoccuparci – dice Marco Marrone, il presidente del Consorzio di bonifica della Gallura –. Da quando fu costruita la diga il nostro mondo è cambiato. Per questo abbiamo bisogno di ulteriore risorsa idrica. Puntiamo soprattutto su tre importanti progetti, ma bisogna crederci, devono essere sostenuti». La Gallura, rispetto ad altre zone dell’isola, risente un pochino meno del problema della siccità. Ma, come sostiene Marrone, non è certo il caso di cullarsi sugli allori: perché le turnazioni sono diventate da un pezzo la normalità e, se non si interviene subito, anche nel nord est il rischio è quello di restare presto senza acqua sia nei campi che nelle case.

La situazione.  Da anni, nell’agricoltura, la soluzione è quella delle turnazioni. «Un conto è avere l’acqua tutti i giorni, un conto è averla tre volte alla settimana. Le difficoltà, insomma, ci sono e il mondo agricolo fa fatica». La diga del Liscia aveva chiuso il 2024 con 12 milioni di metri cubi di acqua in meno rispetto al 2023. Un lago, quello gallurese, che può invece contenere un massimo di 104 milioni di metri cubi: 59 quelli presenti lo scorso dicembre, poco più della metà. Una situazione da codice giallo che, in altre parole, aveva fatto piombare l’invaso in uno stato di pre-allerta. Lo scorso 30 luglio erano 61,7 i milioni di metri cubi al di là della diga, 5 in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Insomma, il livello continua a scendere.

Le soluzioni. Per garantire alla Gallura un futuro più sereno dal punto di vista della risorsa idrica, da tempo il Consorzio di Bonifica chiede la realizzazione di tre importanti opere. Gli interventi sono stati già progettati, ma servono le risorse per portarli avanti: uno sbarramento in località Monte Tova, tra Arzachena e Luogosanto, una diga sul rio San Simone, nel territorio di Olbia, e uno sbarramento anche sul rio La Castagna, a Loiri Porto San Paolo. Una risposta si attende soprattutto da parte della Regione. Una volta avviato l’iter, il Consorzio di Bonifica avrebbe la possibilità di dare gambe ai tre progetti accedendo ai fondi non solo regionali ma anche nazionali e comunitari. Allo stesso tempo il consorzio presieduto da Marco Marrone è da tempo al lavoro per il recupero delle acque reflue, da riutilizzare poi nei campi. La scorsa estate, nel territorio comunale di Arzachena, era stato per esempio attivato un vecchio bacino ed erano state realizzate nuove condotte. Una operazione importante che permette di utilizzare due milioni di metri cubi di acqua in più. Sempre con lo stesso obiettivo era stato ammodernato il depuratore di Olbia. Ma c’è ancora molto da fare. Per questo il Consorzio di bonifica è al lavoro per cercare di migliorare al più presto anche gli impianti di Loiri, Palau, Golfo Aranci e Santa Teresa. C’è inoltre il progetto dell’utilizzo, come invasi di accumulo, di alcune cave dismesse tra Tempio, Luogosanto e Arzachena. Tra i Comuni c’è già un protocollo d’intesa. (d.b.)

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