La Nuova Sardegna

Malasanità

Guardie mediche nel caos: impossibile curarsi, mancano anche i termometri

di Stefania Puorro
Guardie mediche nel caos: impossibile curarsi, mancano anche i termometri

Il caso a San Pantaleo, i lavori non sono mai stati finiti e il servizio è stato spostato a Olbia. Un paziente: «Non sono stato medicato, non avevano il disinfettante»

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Olbia Doveva essere un trasferimento provvisorio, appena novanta giorni. Il tempo necessario per completare i lavori di ristrutturazione finanziati con i fondi del Pnrr nella sede di San Pantaleo. Ma sette mesi dopo, la guardia medica non è ancora rientrata nel borgo e continua a lavorare in una sistemazione di fortuna (che nemmeno si vede) all’interno del vecchio ospedale di Olbia, vicino alla postazione del 118. Chiamarlo ambulatorio sembra quasi un eufemismo: un locale angusto, più simile a un tugurio, spoglio, privo delle attrezzature basilari per visitare i pazienti. Non c’è neanche un termometro a disposizione e neppure un batuffolo di cotone da usare col disinfettante. Dentro, l’arredamento si riduce a una datata scrivania, un computer e un vecchio lettino. Nemmeno coperto da un semplice rotolone di carta monouso, quello che in qualsiasi studio viene cambiato a ogni visita per garantire igiene e rispetto ai pazienti. Qui non c’è: chi dovesse sdraiarsi lo dovrebbe fare su una superficie nuda, già usata da chi è passato prima. E ancora. Non ci sono garze, non ci sono farmaci, né materiali di primo soccorso. È accaduto che un paziente, recatosi lì per una semplice medicazione dopo una caduta, sia dovuto andar via senza alcuna cura: «Il medico di guardia era davvero mortificato - racconta il paziente -. Perché non aveva nulla per disinfettarmi». I tre medici che garantiscono il servizio, attivo ogni sera dalle 20 alle 8 del mattino successivo e nei prefestivi e festivi anche di giorno, si trovano così a operare in condizioni che, definire precarie, è riduttivo. La sala d’attesa, sei sedie in tutto, è minuscola e la stanza destinata alle visite ricorda più un riparo di fortuna che un presidio sanitario. «E non va meglio nel locale di riposo riservato ai sanitari - aggiunge il paziente tornato a casa senza medicazione -: ho sbirciato e ho visto una doccia senza soffione e una catasta di cartoni ammucchiati contro il muro. In un campeggio ci sarebbero più comodità». Nel frattempo, a San Pantaleo, dall’esterno l’edificio appare in parte completato. Il piano terra sembra pronto, ma al primo piano resta ancora una pensilina pericolante e nessuna certezza sui tempi di consegna. Sul cartello di cantiere non compaiono date, né di inizio né di fine lavori. Per la comunità del borgo, la frustrazione cresce: «San Pantaleo - dicono alcuni abitanti - viene sempre raccontato come uno dei gioielli della Gallura, ma quando si tratta di servizi essenziali veniamo sempre dimenticati. Ci chiediamo poi come mai si sia deciso di spostare la guardia medica a Olbia. Le alternative, qui a San Pantaleo, non sarebbero mancate.» La distanza dai servizi, dunque, è un problema concreto. Se un paziente necessita di un intervento urgente, i medici devono lasciare Olbia e correre verso San Pantaleo, perché nei locali provvisori mancano strumenti e materiali per affrontare emergenze anche banali. Secondo indiscrezioni, non confermate ufficialmente, i medici avrebbero persino dovuto arrangiarsi in qualche caso portandosi dietro l’occorrente per visite o medicazioni. Così, quella che doveva essere una parentesi breve è diventata una lunga attesa senza scadenze chiare. La guardia medica di San Pantaleo rimane “ospite” in un locale inadeguato a Olbia, con disagi per i medici che devono lavorarci e, soprattutto, per la comunità del borgo. E a oggi, nessuno sa quando potrà davvero tornare a casa.

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