Sedicenne morì dopo una caduta in moto, assolto dirigente comunale
Giorgio Cattari perse la vita dopo essere finito su una buca in via Sardegna a Sorso
Sassari Un padre e una madre – stretti l’un l’altro nel dolore più atroce che due genitori possano vivere – ieri mattina sono usciti in lacrime dall’aula del tribunale di Sassari dove si era appena concluso il processo a carico di un dirigente comunale di Sorso (all’epoca dei fatti) finito a giudizio per omicidio colposo. La Procura aveva infatti ritenuto lui responsabile – in virtù del ruolo ricoperto nel settore Manutenzioni – della morte di Giorgio Cattari, un ragazzo di appena 16 anni che aveva perso la vita il 20 aprile di nove anni fa dopo esser finito, in sella alla sua moto, su una buca gigantesca di via Sardegna, a Sorso. Il giovane era scivolato e la caduta gli era stata purtroppo fatale. Giorgio era il figlio di quel padre e di quella madre che oggi ritengono di non aver ottenuto giustizia.
L’imputato, Marco Delrio, è stato assolto con formula ampia dal giudice Valentina Nuvoli che ha accolto la richiesta dell’avvocato difensore Gabriele Satta e anche quella dello stesso pubblico ministero Antonio Pala. A sollecitare la condanna era stato invece l’avvocato di parte civile Nicola Lucchi che assisteva i genitori della vittima.
Il giovane quella tragica sera del 2016 aveva perso il controllo della sua moto, un’Aprilia 125, andando a sbattere contro due auto in sosta. L'impatto era stato tremendo e trenta minuti di tentativi di rianimazione da parte degli operatori del 118 non erano purtroppo serviti a salvargli la vita: il ragazzo era morto dopo pochi minuti.
L’impatto era avvenuto più o meno all’incrocio tra le vie Sardegna e Sicilia, lungo la strada che conduce a Sennori. Esattamente dove era diretto Giorgio, il baby calciatore tranquillo e spensierato che in sella alla due ruote (che aveva da appena tre giorni) stava raggiungendo gli amici per una serata in allegria. Con gli altri compagni del Sorso calcio aveva trascorso alcune ore nella seduta di allenamento.
Il 16enne aveva lottato fino all’ultimo, si era anche rialzato dopo l’incidente, aveva tolto il casco ma si era accasciato quasi subito. Al centro degli accertamenti investigativi era finito il manto stradale di via Sardegna, che molti in paese definivano, senza mezzi termini, una vera e propria gruviera. «Una buca maledetta – si era detto – ha tradito Giorgio». E per questa ragione, a finire sotto inchiesta, era stato l’allora responsabile del settore Manutenzioni del Comune di Sorso. Ossia colui che, nell’ottica dell’accusa, avrebbe dovuto occuparsi di verificare le condizioni delle strade del paese ed eventualmente dare disposizioni per metterle a posto.
Gli stessi carabinieri di Sorso, nella relazione sui rilievi, avevano constatato che nel tratto di strada vicino all’impatto c’erano diverse buche di varia ampiezza e marcata profondità. «Senza dubbio alcuno – era scritto nelle carte – potrebbero aver compromesso il transito dei veicoli e soprattutto di motoveicoli in sicurezza, costituendo una significativa alterazione della carreggiata».
Ma una perizia in particolare – illustrata in dibattimento – aveva escluso che la caduta del giovane fosse stata determinata dalle condizioni della strada. E nessuna responsabilità poteva essere addebitata al dirigente del settore che – come all’epoca aveva sostenuto anche il sindaco Morghen – non avrebbe nemmeno mai ricevuto segnalazioni su criticità in quella via.